Pagina 11 - Il Tassello

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Prendendo spunto dalla pubblicità di una nota ditta di gelati, stiamo percorrendo le parole di questi “sette peccati
capitali”. La pubblicità ha parlato di “pigrizia”, ma nella tradizione cristiana si parla di accidia. Dopo la superbia e
l’avarizia, vizi descritti nei numeri precedenti, ecco l’attualità di un vizio pericoloso.
Il demone dell'accidia, chiamato anche il demone del mezzogiorno, è il più molesto di tutti.
Attacca il monaco all'ora quarta e assedia l'anima fino all'ora ottava. All'inizio fa in modo che il sole
sembri muoversi davvero lentamente o per nulla, tanto che il giorno sembra durare cinquanta ore.
Poi spinge a guardare costantemente fuori dalla finestra e a uscire dalla cella, per osservare il
sole e vedere se l'ora nona sia ancora lontana, e per guardarsi in giro e vedere se per caso arrivi
un confratello. Inoltre, istilla un'avversione verso il luogo in cui si vive, la vita che si conduce, il
lavoro manuale, e fa passare l'idea che non vi sia più nessuna forma di amore fra i confratelli e
che non ci sia nessuno che possa consolarci. Se poi c'è qualcuno che in quei giorni ci ha recato
offesa, allora il demone si serve anche di costui per aumentare l'avversione.
Fa crescere
il desiderio di vivere in un altro luogo, in un posto in cui si possa trovare facilmente ciò di cui si ha
bisogno, dove si possa vivere in modo meno faticoso e avere maggiori vantaggi. In più, il demone
aggiunge che non si è necessariamente legati a un posto per essere graditi a Dio. Dovunque,
dice lui. si può adorare la divinità. Poi aggiunge il ricordo dei parenti e della vita praticata in
precedenza, ci descrive dettagliatamente la lunga durata della vita e ci tiene davanti agli occhi le
fatiche della vita ascetica. Mette in moto tutte le sue energie per spingere il monaco a uscire dalla
cella e a fuggire dal campo di battaglia. Questo demone non viene seguito da nessun altro; una
condizione di pace e una gioia inesprimibile colgono l'anima dopo il combattimento.
Ancor più divertente è la seguente descrizione:
L'occhio dell'accidioso guarda dalla finestra e il suo spirito si immagina che qualcuno lo
venga a trovare. La porta scricchiola e lui salta su. Sente una voce e guarda fuori dalla finestra
pieno di curiosità, non se ne va, ma rimane lì a fissare con la bocca aperta. Durante la lettura
l'accidioso sbadiglia ripetutamente e sprofonda facilmente nel sonno.
Si frega gli occhi e distogliendo gli occhi dal libro fissa la parete, poi torna a guardare il libro
per un po' e si sforza inutilmente di penetrare il senso delle parole. Conta le pagine, critica la
scrittura e la decorazione, alla fine chiude il libro e vi appoggia sopra la testa, dorme un sonno non
molto profondo, finché la fame alfine sveglia la sua anima ed essa torna nuovamente alle sue
preoccupazioni.
Per i monaci antichi il demone dell'accidia è il più pericoloso:
soffoca l'intelletto, ruba all'anima ogni
L’ACCIDIA: UN GELATO CAPITALE
Eccoci all’
accidia
(a
kedia
in
greco) considerato dagli antichi un vi-
zio molto grande. Ci limiteremo alla
sua descrizione per riprendere il di-
scorso dei rimedi in un secondo
tempo. Può essere utile leggere la de-
scrizione che fa
Evagrio Pontico
(monaco nato nel
345 nell'attuale Turchia) del monaco accidioso.
Teniamo conto che, in quel periodo e in quei
luoghi desertici, il tempo che andava dall'ora quarta
(le ore 10) all'ora ottava (le ore 14) era
considerato il punto morto del giorno;
il sole arrivava al suo picco, la calura
diventava insopportabile, le energie
venivano meno. La vita si fermava e il
"demone di mezzogiorno"
si aggi-
rava più volentieri, sapendo che i monaci non avevano
l'abitudine della siesta. Il sollievo arrivava verso sera,
tenuto conto che i monaci prendevano il loro unico
pasto all'ora nona (le ore 15).
Sono ripresi gli incontri sul vangelo di Luca (dal cap.13 al cap.
18) che si svolgono di
lunedì alle ore 21
. La scadenza è
quindicinale fino a Pasqua a
partire
da lunedì 26 gennaio.
E’ ben nutrito il primo gruppo “nelle case” che si ritrova ogni quindici giorni a “parlare di
GLI ADULTI E LA FEDE