Pagina 3 - Il Tassello

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LA BORSA DEL DOT -
RICORDIAMO IL PELLEGRINAGGIO A LOURDES 2004
CON LA CITTA’ DI BUSTO ARSIZIO
Proposta
per giovani
che desiderano "dare una mano" in un luogo carico di spiritualità.
Proposta
per malati
che possono incontrare il messaggio di Bernardetta.
Sul prossimo numero comunicheremo i costi.
Il venerdì, siamo quasi al capolinea della setti-
mana, ma non è mai un giorno di quelli leggeri, c’è la
stanchezza dei giorni precedenti, la moltitudine dei
problemi che si sono accumulati e che devono trovare
una soluzione, insomma, se uno ci pensa, anziché
essere il giorno che precede un momento di relativa
pausa, cioè tutta la giornata della domenica e parte del
sabato, si lascia prendere dall’aspetto negativo e
piomba in una sorta di stato depressivo, che rischia di
minare la serenità del lavoro. Sull’onda di
questi pensieri anche l’ennesimo venerdì
potrebbe trasformarsi nel celeberrimo e
conosciuto “venerdì nero”, carico di me-
morie funeste quali il crollo della borsa, gli
scioperi selvaggi e quanti altri sciagure
che si possono immaginare. Se poi il
venerdì capita nel giorno 17, si salvi chi
può, si dia libero sfogo a tutte le forme
scaramantiche, meglio ancora non uscire
di casa, non fare progetti, non…
Questo venerdì come altri venerdì dell’anno,
parto con la mia vetturetta, almeno tento di partire,
perché il motore dopo un avvio incerto si zittisce
come uno scolaretto richiamato dalla maestra, meglio
come noi scolaretti di una volta ripresi dalla maestra
(altri tempi: bastava uno sguardo!); che sia un preludio
di un giorno di quelli doc? Forse è solamente il
messaggio, non troppo occulto di una vettura che
forse, a buon diritto, pretende di essere “curata” un
po’, considerato lo sfruttamento spudorato a cui lo
sottopongo e la pretesa che sia sempre pronta e
scattante. Con questo pensiero in testa e con un certo
senso di colpa questa volta parto, perché nonostante
tutta la mia incuranza, l’auto non mi pianta in asso.
Arrivo a casa del mio primo paziente: è un
signore coscritto di mio padre, 83 anni appena com-
piuti, asciutto nel fisico e molto dinamico, una storia
d’infarto con complicazioni serie, per fortuna supe-
rate, ultimamente l’impianto di un pace maker car-
diaco, per problemi d’aritmia. Ora sta veramente
bene, esce in bici, passeggia a piedi. Lo lascio sorri-
dente sulla soglia di casa, mentre richiuso il cancello
della sua casetta, mi accingo a rientrare in macchina e
a ripartire. Non allaccio neppure le cinture (ma non
ditelo a nessuno!) perché il tragitto che mi separa dal
prossimo paziente e veramente breve. È
un uomo di quasi 90 anni, praticamente
ormai sempre stabile in casa a causa di
una grave menomazione alla vista con
tutte le conseguenze connesse, accudito
premurosamente dalla figlia e dal genero;
anche questo paziente inseguito ad epi-
sodi sincopali è stato munito di pace
maker. Rimonto in macchina puntando
verso zona Via Rossini, dove abita la
prossima paziente che devo controllare.
La signora R. ha appena raggiunto il traguardo
dei 90 anni, festeggiata simpaticamente dal figlio dalla
nuora e dal nipote; nonostante le sue vicissitudini di
salute è arrivata a quest’età e per garantirsi un po’
d’anni in più anche lei è portatrice del fatidico pace
maker. La sua preoccupazione maggiore se una volta
morta il suo cuore smetterà di battere o se a causa
della macchinetta continuerà a pulsare; allora sarà
vera morte o solo apparente? Nonostante le mie
spiegazioni, che ritengo incuriosiranno molti, non
penso d’averla mai convinta. Così tra un pace maker
e l’altro il venerdì è già quasi trascorso; anche il mio
cuore è più tranquillo, merito del pace maker che mi
ha “ispirato” questo articolo anche se
last minute
.
DOC
SANDRO
PACE MAKER DI VENERDI’