Pagina 5 - Il Tassello

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Tommaso era uscito già da
un paio d'ore, come al solito, al
mattino presto. Anche i figli, Nadia
e Mattia, erano andati a scuola.
Manuela si ritrovò sola, nel salotto.
La casa sembrava insolitamente
silenziosa. Manuela era attraver-
sata da un senso di vuoto, come di
inerzia. Nel silenzio riecheggiavano
i rumori delle battaglie... sì, proprio
"battaglie" con Ines, mamma di
Tommaso e suocera di Manuela,
scomparsa ormai da più di un
mese, dopo novant'anni di vita, dei
quali diciotto trascorsi in casa con
loro. Una battaglia...
Alla mattina Ines si svegliava
prestissimo e accendeva la radio. Il
guaio è che, essendo un po' sorda,
il volume a cui teneva la radio
faceva sembrare i canti della piis-
sima Radio Maria simili in tutto
all'
Heavy Metal
. E, francamente,
l'
Heavy Metal
alle sei del mat-
tino...!
Ma era solo l'inizio. Ines era
perfettamente in grado di alzarsi.
Eppure, nove volte su dieci, non
appena Manuela entrava nella
sua stanza e le apriva le imposte,
ecco che Ines intonava la canti-
lena del giorno: “Stamattina mi sa
che non mi alzo...
g'ho chi un
dulùr...
!”. La cosa in se stessa
non avrebbe comportato chissà
quali problemi. Tranne uno:
quando non si alzava, Ines pre-
tendeva di fare la colazione a
letto. E siccome era malferma
nell'uso delle mani (ed era pure
un po' distratta), Manuela sapeva
che, finita la colazione, il letto di
Ines sarebbe parso in tutto simile
ad una discarica abusiva. Il che
voleva dire disfare il letto e lavare
ogni volta le lenzuola, la federa e
talora perfino il copriletto. Certo
sarebbe bastato che Ines si facesse
aiutare. Ma questo “Mai e poi
mai!” tuonava Ines “Non c'ho mica
l'
ensicap
!”.
Ensicap
non era un
neologismo, ma l'equivalente italia-
nizzato e dialettizzato della parola
"handicap".
Il cibo, poi, era un altro pro-
blema. Ines aveva una amica
püsèe giuina
” (in effetti aveva
"solo" ottant'anni), sorda come lei,
con cui parlava al telefono quasi
ogni mattina (ad un volume tale che
sentiva tutto il vicinato). E alla
"giovane" amica Ines confidava,
con fare lamentoso, che in-
somma... “Mangio un riso in
MANUELA, TOMMASO E INES
OVVERO: “IL SENSO DI COLPA”
TRA MOGL I E E MA-
In un programma di valore si
sosteneva in base ad una statistica
che nella città di Roma si lavora di
più che a Milano; però nel servizio
tale statistica è stata venduta per
verità oggettiva senza che venisse
fatta alcuna analisi dei parametri su
cui si basava.
La capitale conta almeno un
milione di abitanti in più di Milano,
per cui è normale che una città più
grande produca di più. Inoltre a
Roma va a lavorare buona parte
degli abitanti dell'intero Lazio,
mentre in Lombardia il lavoro è
distribuito in tutte le province, so-
prattutto nel quadrilatero Milano -
Varese - Como - Bergamo.
Roma può anche sfruttare
un settore turistico che dà molto
più lavoro a una buona fetta dei
romani: il cittadino straniero che
viene in Italia va di sicuro a
Roma: come posto di villeggia-
tura è certamente meglio di Mi-
lano.
Quindi Roma ha certa-
mente molti punti a suo favore.
Una cosa è certa: quanto a vi-
verci tutti i giorni, non sceglierei
nessuna delle due metropoli per-
ché sono troppo caotiche e fre-
netiche, vivere tutti i giorni col
nervoso non farebbe per me, già
ci si lamenta del traffico della no-
stra città di 80.000 abitanti!!
In conclusione, dico che
prima di credere ciecamente alle
statistiche, sarebbe buona cosa
analizzarle e pensarci su...
M
ATTEO
T.
DALLA CARROZZ I NA D I
PRIMA ROMA POI MILANO