Pagina 6 - Il Tassello

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bianco... e poi più niente, perché non mi va giù più
niente”. Siccome era impossibile non sentire le con-
versazioni telefoniche di Ines, a Manuela ribolliva il
sangue al pensiero della quantità davvero incredibile
di cioccolato, biscotti, grissini, ma pure
marmellata, maionese, sottaceti, Nu-
tella, che fuori pasto (e rigorosamente di
nascosto) Ines ingurgitava durante la
giornata.
E non era finita qui. Ines sapeva
comandare come un perfetto caporal-
maggiore dei "parà". Da giovane aveva
dovuto affrontare non poche difficoltà e si era fatta
valere. E quello spirito combattivo di un tempo non
l'aveva lasciata, nonostante le sue pigrizie. Tra le varie
cose su cui aveva sempre qualcosa da dire (e da
rimproverare) a Tommaso e soprattutto a Manuela,
c'era l'educazione dei loro figli, Nadia e Mattia. Se-
condo Ines, quello che facevano e dicevano Tom-
maso e Manuela verso i ragazzi non andava mai bene.
Tommaso chinava il capo e perfino sembrava dar
ragione alla madre. Anche Manuela chinava il capo,
ma dentro sentiva che il sangue le saliva di tempera-
tura.
Quante altre cose ancora... E quante volte
Manuela si era sfogata con la sorella, con qualche
amica, talora anche con Tommaso, il quale, però, si
intristiva e non diceva niente. D'altro canto, che cosa
si poteva fare con lui? Ines era pur sempre la sua
mamma! Prevedibilmente, l'espressione più ricorrente
sulla bocca di Manuela era “Non ce la faccio più!”.
Eppure...
Ora che Ines non c'era più, Manuela sentiva un
vuoto, ma anche un profondo senso di colpa. E
pensava a quelle circostanze in cui, esasperata dai
capricci della suocera, si era lasciata scappare qual-
che espressione sgarbata.
Accudire un anziano in casa è
un'attività difficilissima, che scatena
molti sentimenti diversi e perfino con-
traddittori. Arrabbiarsi con un anziano,
però, non vuol dire necessariamente
mancargli di rispetto o non volergli
bene. Talora è perfino necessario al-
zare la voce con un anziano, affinché
l'anziano non giunga ad approfittare della situazione,
comportandosi esattamente come un bambino capric-
cioso, o a lasciarsi andare e a trascurarsi, come se la
sfida della vita, che va vissuta ogni singolo giorno, non
riguardasse anche lui. Anche l'anziano, poi, ha il
dovere del rispetto verso i suoi figli e i suoi nipoti;
esattamente come loro l'hanno verso di lui.
Quando si ha in casa un anziano "difficile" da
accudire, spesso la rabbia e il senso di impotenza
"prendono" i suoi familiari. E quando l'anziano muore
accade come se quella rabbia e quel senso di impo-
tenza rimanessero fluttuanti e finissero per rivoltarsi
contro i familiari. Ecco da dove nasce sovente il senso
di colpa. Il vuoto che si accompagna alla colpa, però,
è anche il segno dell'affetto. Un affetto forse difficile,
ma pur sempre affetto. Un affetto che ha consentito un
tramonto dignitoso ad una persona cara diventata
forse insopportabile. Salvaguardare la dignità di una
persona, foss'anche una persona difficile, ci rende
degni di appartenere al genere umano. E se qualche
volta è scappata qualche parola grossa... pare che alla
Il 12 dicembre 2003 i bambini dell'asilo Collodi,
insieme alle loro maestre e a noi genitori, hanno festeg-
giato l'arrivo delle feste natalizie. La novità è che la festa
si è svolta nella piazzetta davanti all'asilo che, per una
volta, non è stata teatro di manovre automobilistiche da
azzeramento di punti/patente o da evidenti eccessi di
velocità da parte di noi genitori. Tutti speravano in una
bella nevicata in modo da poter giocare a palle di neve
(si voleva bissare la "gavettonata" generale della festa di
giugno) ma, di neve, non ce n'è stata; in compenso il
clima era bello rigido visto che la festa è stata alle sei di
sera. Giocare in piazza è bello, ha un sapore antico. I
bambini erano molto felici di poter correre senza pericoli,
per loro è stato un momento magico.
Un papà mi ha raccontato che "ai suoi tempi" ci
si trovava lì in piazzetta per giocare a calcio e stare in
compagnia: "Là dove c'era
l'erba ora c'è una città"
direbbe Celentano e i gip-
poni faticano a camminare, si potrebbe aggiungere...
Comunque la festa è stata molto bella. I bambini
hanno cantato benissimo. Per tutti c'era panettone,
pandoro, cioccolata e vin brulé (quello bianco era stu-
pendo). Alcuni volenterosi genitori e nonni hanno alle-
stito dei gazebo e le luci sul piazzale ed hanno per-
messo a tutti di vivere in modo semplice e molto bello la
festa. Alla fine tutti infreddoliti ma soddisfatti: le cose
semplici, spesso, sono quelle più apprezzate. Appunta-
mento a giugno per la festa di fine anno. Ah! Dimenti-
cavo: il vin brulé era solo per gli adulti.
A
NDREA
I
NZAGHI
UNA FESTA ALL’ASILO COLLODI