Pagina 5 - Il Tassello

Versione HTML di base

- 5 -
“Noi non abbiamo niente in
comune!”: strano a dirsi, ma a
parlare così erano, quasi all'uni-
sono, proprio Tiziana e Fede-
rico, fidanzati, prima; moglie e
marito, poi.
E i genitori di entrambi, ma
pure gli amici e perfino coloro
che li conoscevano soltanto in
modo superficiale, erano d'ac-
cordo: Tiziana e Federico erano
due persone estremamente di-
verse. Tiziana amava la vita un
po' frenetica della città; Federico
sognava una villetta nella quiete
della campagna. Tiziana leg-
geva romanzi gialli e
fantasy
;
Federico detestava la narrativa e
acquistava saggi di filosofia e,
scherzando, diceva di non vo-
lere che nemmeno le copertine
dei suoi libri "toccassero" quelle
dei libri di Tiziana, “mica che un
personaggio dei tuoi bruttissimi
polizieschi mi vien dentro di
qua, e mi ammazza Socrate o
Heidegger!”. Tiziana amava la
cucina mediterranea e, stando
attenta alla linea, ricorreva con
parsimonia a salse, sughi e
condimenti vari; Federico so-
steneva che in casa si man-
giava insipido, amava la cucina
indiana e quella cinese, e qual-
che volta, tornando a casa dal
lavoro, compariva con una va-
schetta di
wan-ton
fritti compe-
rati per strada, che
Tiziana guardava inorridita; a Ti-
ziana piacevano le spiagge bian-
che dei tropici, pur accontentan-
dosi del mare di casa nostra; a
Federico, invece, piaceva il
bianco della neve; di mare nem-
meno voleva sentire parlare e le
poche volte che ci era stato si
era talmente scottato al sole da
rinfacciarlo alla moglie per i sei
mesi successivi.
Tiziana e Federico, dun-
que, non avevano niente in co-
mune. Eppure ciò era motivo di
vanto per entrambi. In effetti si
volevano bene. E non c'era un
"perché". Ma, tutto sommato, al-
l'amore autentico i "perché" non
servono. Fu una malattia a far
precipitare le cose, in modo inat-
teso. Una malattia breve e, in se
stessa, insignificante. Eppure...
Tiziana fu costretta a rima-
TIZIANA E FEDERICO
OVVERO:
LA STRUMENTALIZZAZIONE DI UN FIGLIO
TRA MOGL I E E MAR I TO
si dimostra esatta la tesi pirandelliana secondo cui
"
gli
uomini credono d'intendersi ma non s'intendono af-
fatto
".
Ho avuto infatti l'occasione di constatare per-
sonalmente quanto sia difficile farsi capire dai miei
interlocutori i quali spesso
travisano
il significato
delle mie parole anche se mi sforzo costantemente di
essere il più chiaro possibile per evitare fraintendi-
menti.
Insomma la mia esperienza personale mi ha
insegnato che i miei concittadini hanno poca disponi-
bilità al dialogo, anche per una loro caratteristica
peculiare che è lo scarso interesse da essi dimostrato
per i problemi riguardanti l'intera collettività. Come
aveva scritto giustamente Sergio Romano "gli italiani
non sono individualisti ma
corporativi
"
(ed io mi
permetto di aggiungere
:
oltre che indisciplinati e me-
nefreghisti). Se è vero (com'è vero) che non esiste
ancora un popolo italiano perché "gli italiani sono privi
di una coscienza morale e civile, cioè di una consape-
volezza di cittadini"
(non sono parole mie ma di
Montanelli
)
,
mi domando quante generazioni richie-
derà l'ardua impresa di creare un popolo ed uno Stato
italiano.
Ammetto di sentire forte in me il bisogno di
dialogare col mio prossimo, ma non è affatto vero che
la mia insistenza nell'esaltare il dialogo sia motivata
soltanto
da una mia personale esigenza (come forse
qualcuno potrebbe pensare). Sono invece profonda-
mente convinto trattarsi di un reale problema che
riguarda i miei concittadini i quali hanno sì tante belle
virtù (sono geniali, calorosi, umani, generosi, intra-
prendenti) ma hanno anche tante qualità negative che
offuscano la loro immagine e rallentano purtroppo
l'evoluzione del popolo italiano ed il lungo processo di
democratizzazione del nostro Paese. Insomma voglio
dire che noi tutti dovremmo imparare a
chiacchie-
rare di meno
e a
dialogare di più.
Solo così potrà
crescere la nostra consapevolezza di cittadini e po-
tremo conservare il nostro diritto al
"
mugugno
",
ossia
alla protesta contro l’establishment che, per essere
degno di questo nome, dovrebbe essere in sintonia
con la volontà popolare.