Pagina 6 - Il Tassello

Versione HTML di base

- 6 -
nere a casa dal lavoro per una quindicina di giorni;
il suo umore frizzante si attenuò. Federico ne
risentì; divenne nervoso, intollerante con la mo-
glie; ma allo stesso tempo nella condizione di non
potere dire nulla: “come si può infierire con una
che sta male?”.
La malattia di Tiziana rientrò; ma, come in
una reazione a catena, la qualità del rapporto fra
Tiziana e Federico apparve compromessa. E i
due, cominciando anche a rinfacciarsi il nuovo
stato della relazione, non fecero altro che peggio-
rare le cose.
Fu così che a Tiziana venne un'idea che, in
perfetta buona fede, sembrava ottima. In realtà
poteva contribuire a peggiorare le cose e, per di
più, a spese di un innocente: “Decidiamo di avere
un figlio!”, disse a Federico. Come a dire:
“Abbiamo scoperto di non avere niente in comune
e forse questa malattia lo ha messo in luce in
modo drammatico. Un figlio sarà la prima cosa in
comune che abbiamo!”.
Sembrava una soluzione sensata. E invece
non lo era. Perché un figlio "cercato" per salvare
un rapporto in crisi viene fatalmente strumentaliz-
zato. Egli assumerà facilmente la parte di colui
che tiene insieme il rapporto dei suoi genitori:
come si fa ad assegnare ad un bimbo una re-
sponsabilità così grossa? E di quella responsabi-
lità il bimbo sentirà tutto il peso, prima da piccolo
e poi da grande, soprattutto se l'obiettivo di armo-
nizzare la vita dei suoi genitori non sarà stato
raggiunto. Ma non solo: la nascita di un figlio porta
gioia, ma comporta inevitabilmente nuove ten-
sioni, innesca la ricerca di nuovi equilibri. A quel
punto la frattura nella coppia può perfino aumen-
tare.
Si può essere coppia senza avere niente in
comune... tranne una cosa: la passione per l'altro.
Attenzione, però: non quella passione che com-
porta soltanto sentimenti positivi. Molto di più:
quella passione che porta ciascuno ad appassio-
narsi della vita, della persona dell'altro. In altre
parole, sarebbe importante passare dallo “Sto
bene con te” al “Proprio perché sto bene con te,
mi interessa, sempre di più, sapere chi sei”.
Dalla
passione
per te
, all'
appassionarmi di
te
. I bimbi nati in una coppia di genitori così,
appassionati l'uno della vita dell'altro, saranno
bimbi felici. E non strumentalizzati.
DON
S
TEFANO
SCR I T TOR I L I BER I
Inventare e disegnare una
macchina che trasforma o costrui-
sce qualcosa di utile, spiegandone le
qualità. Un compito di scuola la-
sciato alla creatività e all’inventiva
dei bambini. Il bravo genitore, un
po’ perplesso, ma ben deciso ad
aiutare suo figlio, si domanda: "Cosa
si può scrivere, cosa si può inven-
tare?". Come se il compito fosse
destinato a lui. Portando la fatidica
domanda anche sul posto di lavoro. Cosa si può inven-
tare? Domanda carina, però, a pensarci!
Così cominciano a muoversi gli ingranaggi della
fantasia. Un robot che sbrighi le faccende di casa
automaticamente quando occorre, senza bisogno d’al-
cun sostegno umano. Non come quelli ora in commer-
cio, che se non li muovi tu, non succede proprio niente.
Oppure, un “letto a microonde!” L’affinità con il forno,
naturalmente è solo la velocità non la cottura: riposare
bene in meno tempo. L’ho sempre sognato! Un burro
cacao antipettegolezzo o uno spray per il buon umore.
C’è da sbizzarrirsi! Piano piano i pensieri diventano un
pochino più seri, se pur sempre fantasiosi.
Avendo la possibilità di inventare, ammettendo
che la cosa funzioni, si potrebbe fare qualcosa di
“grande!”. Una cosa che sia utile non solo a noi ma che
dia beneficio all’umanità. Sì! Ma che cosa? Ci vor-
rebbe un super marchingegno tecnologico che riesca ad
abbattere tutte quelle barriere di male che regnano sul
pianeta. E qui, la faccenda comincia a complicarsi!
Come superare conflitti, abusi su esseri umani, povertà
individuali, discriminazioni, solitudini, problemi ecolo-
gici… e quant’altro! Forse non c’è bisogno di tanta
tecnologia! Ma d’amore verso noi stessi e il prossimo.
Il prossimo che non è poi così lontano, ma è seduto qui
accanto a me.
Basterebbe ricordare quell’uomo di 2000 anni fa
che di tecnologico non aveva proprio niente, ma d’a-
more ne aveva in abbondanza, tanto che attraverso il
tempo è ancora qui tra noi. E nonostante tutto quello
che “combiniamo ”, con la forza e la dolcezza del suo
amore riesce ancora a chiederci: “Che vuoi che io
faccia per te?”. Difficile rispondere! Potremmo comin-
ciare guardando bene dentro il nostro cuore le cose
“essenziali”.
A
NTONELLA
LA FANTASIA!!