Pagina 10 - Il Tassello

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La prima pagina del numero
8 de
il Tassello”,
era stata dedi-
cata a quel trattato stilato qualche
mese fa da venticinque capi di
governo che determinerà il futuro
delle nazioni europee. La nuova
Costituzione europea era stata
applaudita
”,
nonostante la re-
strittiva scrittura di preambolo che
non ha riconosciuto la comune
radice cristiana del nostro Conti-
nente (“forse per paura o per una
falsa idea di laicità”
).
Credo valga
la pena di ritornare su quell’argo-
mento per riassumere il contenuto
dell’editoriale del
Corriere della
Sera
del 24 giugno scorso (firmato
da Angelo Panebianco
):
“Gli Stati nazionali si sono
garantiti, con il diritto di veto sul-
le scelte che contano, il controllo
sul futuro dell’Unione. Ma chi
pensa davvero che gli Stati nazio-
nali si sarebbero graziosamente
tolti di mezzo? Non si faccia al-
l’intelligenza degli europei il torto
di chiamare costituzione questo
trattato. Non lo è sul piano proce-
durale né su quello sostanziale. Se
fosse una costituzione non dovreb-
be ora essere solo ratificato dai
Parlamenti nazionali. La Conven-
zione sarebbe stata un’Assemblea
costituente e l’intero popolo euro-
peo (non solo i britannici e alcuni
altri, in ordine sparso) sarebbe
chiamato ad approvare il testo. E
non è una costituzione sul piano
sostanziale essendo
il compromes-
so fra interessi di governi nazio-
nali che si riservano, ciascuno, il
potere decisionale in ultima istan-
za. Se fosse una costituzione sa-
rebbe allora legittimo confrontare
i suoi contenuti con quelli delle
carte costituzionali (da quella a-
mericana di Filadelfia alle princi-
pali europee) che hanno fatto la
storia del costituzionalismo occi-
dentale. E il confronto sarebbe,
per il testo ora approvato, deva-
stante. Costituzione è una parola
importante per l’Europa, carica di
storia gloriosa. Non sprechiamo-
la. Non usuriamola. Teniamola
gelosamente in serbo per quando
(forse un giorno ci arriveremo)
l’Europa sarà in grado di darsi
una vera costituzione”.
Anche se forse è superfluo,
aggiungo che condivido perfetta-
mente l’opinione espressa da Pa-
nebianco.
Quanto all’Europa, ri-
porto - qui di seguito - ciò che ha
scritto Oriana Fallaci,
in “Oriana
Fallaci intervista Oriana Fallaci”:
Che Europa? L’Europa
non c’è più. C’è l’Eurasia. Che
cosa intende per Europa? Una
cosiddetta Unione Europea che
nella sua ridicola e truffaldina
Costituzione accantona quindi
nega le nostre radici cristiane, la
nostra essenza? L’Unione europe-
a è solo il club finanziario che
dico io. Un club voluto dagli eter-
ni padroni di questo continente
cioè dalla Francio e dalla Germa-
nia. E’ una bugia tenere in piedi il
fottutissimo euro e sostenere l’an-
tiamericanismo, l’odio per l’Occi-
dente. Una scusa per pagare sti-
pendi sfacciati ed esenti da tasse
agli europarlamentari che come
gli squallidi funzionari della Com-
missione Europea se la spassano
a Bruxelles. Un trucco per ficcare
il naso nelle nostre tasche e pro-
dotti geneticamente modificati nel
nostro organismo. E infine è un
cinico mezzo per consentire ai
terroristi islamici di circolare sen-
za intoppi a casa nostra, l’Unione
Europea. all’Europa ci credevo
quando non era ancora Eurabia.
Ci credevo fin da bambina, miod-
dio. Non per nulla sono cresciuta
nei principi del federalismo euro-
peo. Non durerà. D’un tratto si
sfascerà come un castello di carte
da gioco. E non abitando più in
questo mondo io mi mangerò le
mani per la stizza di non poter
sghignazzare: Ve l’avevo detto, io.
Ve l’avevo detto”.
Essendo un fautore dell’eu-
ropeismo posso solo augurarmi
che le previsioni della Fallaci sia-
no… fallaci
.
W
ILDO
CIRCA LA COSTITUZIONE EUROPEA
Ricordo quando nella zona non c’era la corrente elettrica. Per illuminare la grande
cucina bastava una lucerna alimentata a petrolio. Pendeva dal soffitto e aveva un saliscendi
per regolare la luminosità voluta. Nella case dei contadini non era certo di bronzo, ma ba-
stava una lucidatina di vernice argentata per farla diventare bella e luminosa come un gran-
de lampadario. Per illuminare le camere usavamo delle piccole lucerne di porcellana da ap-
poggiare al comò. Ricordo che quando si dovevano salire le scale ed era buio, ci si serviva
del famoso “lanternen”.
La via Lonate prima era senza illuminazione e non dimenticheremo quella sera che l’abbiamo vista illumi-
nata dai lampioni e il “correre in strada” ad ammirare questa quella realtà.
E
LISA
G.
PENSIERI ANTICHI
LA CORRENTE ELETTRICA
LIBERI SCRITTORI