Pagina 13 - Il Tassello

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Un bel clima tra le persone, anche se il clima atmosferico non è stato tra i migliori, ha
caratterizzato la settimana dei ragazzi e delle ragazze a
Valgoglio
in Val Seriana.
Si sono mangiati molti chilometri con i due pulmini e una macchina con 20 ragazzi delle superiori, facendo
una esperienza itinerante. Si sono scelte due giornate al mare presso Marina di Massa, lasciando la possibilità
di vedere la Garfagnana e salire sulla
Pania della Croce
(cosa fatta da due persone poiché è difficile schiodare
le persone dall'acqua e dalla sabbia!). Tre giorni poi sono stati dedicati a Siena e al territorio circostante: la
chie-
sa di San Galgano
con la spada nella roccia,
l'abbazia di San Antimo
con la sua bellissima architettura e l'in-
contro con i
Canonici premonstratensi fondati da San Norberto
; le città d'arte e di cultura come Pienza, Mon-
talcino. Tre giorni infine a Cortona con visita di Arezzo attraverso le pitture di
Pier della
Francesca
; la domenica
a
Celle
un posto dove soggiornava San Francesco e poi il lago Trasimeno, il maneggio, il bagno nel lago..... Tra
arte, paesaggi, vita insieme.
Siamo stati a
Lourdes
insieme alle parrocchie di Busto Arsizio con alcuni malati e disabili, con la presen-
za di giovani e adulti come barellieri e dame e un folto numero di pellegrini. Una cinquantina di persone hanno
così apprezzato un posto
"magico"
per la sua spiritualità e per la fede di molti "che credono" . Proprio una setti-
mana prima della visita commovente e sofferta del Papa.
Quando da qui ci
si preparava a partire per
Lourdes, le mie vacanze
erano più o meno a metà:
anche se in un posto
completamente diverso,
il filo conduttore e penso
anche i motivi che ci hanno spinto a partire sono pro-
babilmente molto simili. Io in quei giorni ero a Jesolo,
al mare con altre 97 persone: alcuni erano accompa-
gnatori, gli altri ragazzi, uomini e donne “handy”, per-
sone che hanno gravi problemi di handicap fisici e
non. Il campo di Jesolo dura dieci giorni scanditi dal
ritmo di sole e mare… sì, semplicemente sole e mare
perché con questi ragazzi non si possono fare grandi
cose (anche solo il pensare di fare una gita a Venezia
diventa una piccola -grande impresa… non realizzabi-
le) e comunque non sono dieci giorni noiosi né mono-
toni e neppure dispersivi.
Le “grandi cose” di questo campo sono proprio
loro, questi ragazzi, e non è per niente scontato, ve
l’assicuro, non è sempre facile e piacevole né dal pun-
to di vista fisico né psicologico essere con loro e per
loro 24 ore al giorno, cercando di non essere degli
“infermieri” (anche perché non ne siamo capaci), ma
cercando di essere attenti alle loro necessità e impe-
gnandosi con loro come amici. Ed è quando si smette
di cercare di essere perfetti, di non far mancare nulla,
di rispettare e assecondare ogni loro esigenza, di esse-
re sempre lì con loro, di dividere i nostri tempi dai
loro, che si inizia ad essere in vacanza con loro, a gio-
carsi la vacanza. Da questo momento scatta qualcosa
di strano che si chiama complicità anche con chi è
down, con chi è schizofrenico o da dieci anni su una
sedia a rotelle per un incidente e ti parla scrivendoti
con il suo unico dito “a comando” le lettere sulla gam-
ba. Iniziano così le vacanze, quando ti lasci travolgere
dal ritmo del campo, quando ti rendi conto che non è
importante solo il far fare una doccia o il convincere
Laura a lavarsi i denti oppure Elisa ad alzarsi dal letto
alle 7 di mattina (tanto non ci riuscirai!). E’ importan-
te invece un abbraccio o un saluto quando ci si incon-
tra, giocare insieme in acqua e perché no…anche farsi
annegare da Damiano. E’ importante essere lì per due
ore di fianco ad Antonella in piena crisi schizofrenica,
non sapendo cosa fare e avendo come unico appoggio
il telefono e altri due accompagnatori dall’altro capo
che ti suggeriscono come cercare di calmare le sue
urla e le sue richieste di aiuto… Tutto questo e soprat-
tutto ognuno di questi ragazzi ti prende totalmente, nel
vero senso della parola, per tutto il giorno e allora di-
ventano normali e giusti e istintivi alcuni gesti che,
almeno a me, fuori sono difficili! Sì,lì sono il quoti-
diano….
Queste sono le giornate a Jesolo e poi dopo le
undici, quando per i ragazzi arriva la nanna, per gli
accompagnatori inizia il momento per “ricaricare le
pile”: ci si diverte facendo suonare le campane ogni
ora per tutta la notte, disegnando le strisce pedonali
con tanto di bi-adesivo e carta igienica sui percorsi per
le carrozzine, scambiando la bandierina rossa in spiag-
gia con un pannolone ovviamente formato maxi, an-
dando con il plaid e le coperte in spiaggia alla ricerca
delle stelle cadenti, raccontando quello che è successo
nella giornata e perché no….anche piangendo per una
situazione che non si è riusciti ad affrontare oppure
semplicemente perché “non ce la faccio più!”
Questa è Jesolo, no questo è quello che si fa a
Jesolo perché….Jesolo in realtà è il sorriso di Angeli-
no, gli occhi di Giò, la coppia inseparabile Adriano-
Samantha, le urla di Valeria, la filosofia disarmante di
Raffaele, la risata di Nico, i muscoli e il “baciamano”
di Sergio, i baci di Elisa, la fisarmonica di Daniele…..
Sono la nostra vacanza e (come ci ha detto don Ago-
stino, il prete che segue questo gruppo di Lodi) “sono
quelli che fanno volare alto il cuore pur tenendo i pie-
di ben fissi a terra”!
B
ARBARA
JESOLO E HANDY
COSE NOSTRE