Pagina 3 - Il Tassello

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PATRONALE E PALIO DELLE CASCINE
La festa patronale che, normalmente si celebra l’ultima settimana del mese di maggio, vie-
ne quest’anno anticipata di una settimana, così come il programma della nuova “serie” del Palio
delle Cascine.
Questa scelta viene fatta per dare importanza al Corpus Domini e non sovrapporsi al mo-
mento cittadino. Pertanto faremo la nostra festa “
la quarta domenica del mese di maggio
”.
Dopo uno “scalo tecnico” nella mia abitazione
per aggiornarmi su even-
tuali nuove chiamate, rice-
vute dalla segreteria tele-
fonica, o dalla segretaria,
non pagata, ma comunque
efficiente impersonata da
mia moglie, riprendo il
giro interrotto. In capo ad
una giornata capita di fare spesso questi “scali tecni-
ci”: è la fortuna di potersi gestire autonomamente il
lavoro così di poter fare qualche telefonata “di servi-
zio”, di fare un piccolo spuntino ed anche un piccolo
bisognino!
Ebbene, giunto a destinazione presso un palazzo
sito in centro, dopo aver penato non poco per trovare
un parcheggio, raggiungo in ascensore il quarto piano
dove mi accoglie il figlio della Signora O. di appena
87 anni; è una visita di controllo nonostante la pazien-
te enuncia tutti i suoi disturbi con dovizia di particola-
ri, come fosse la prima volta. Pazientemente ascolto la
sequela dei suoi malanni , perché ho imparato che
questo semplice gesto, fa parte della terapia.
Ultimata la visita, mi siedo per rinnovare le ri-
cette di alcune medicine che costituiscono la sua tera-
pia ormai cronica; metto mano al fodero degli occhia-
li, che custodisco nella giacca, ma con grande sorpre-
sa, dopo averlo aperto con un gesto quasi automatico
cercando di estrarre gli occhiali, mi accorgo, non sen-
za imbarazzo, che l’astuccio è vuoto, che gli indispen-
sabili occhiali non ci sono proprio. Dimenticati a casa
dopo uno di quei famosi scali tecnici, perché avevo
dovuto scrivere delle ricette e quindi, gioco forza, le
lenti da presbite, mi erano servite. Dopo un momento
di panico e di imbarazzo insieme, mi viene incontro la
generosità e l’intuizione del figlio della signora; anche
lui costretto dall’età, è quasi mio coetaneo, all’uso
degli occhiali, mi offre gentilmente i suoi. Non sono
proprio perfetti, ma considerate le analogie anagrafi-
che li inforco e con un po’ di malizia nel dosare la
distanza del foglio della ricetta, riesco a scarabocchia-
re qualcosa di leggibile per il farmacista.
Missione compiuta non senza difficoltà, ma
compiuta; però il meglio deve ancora venire, perché
subito dopo devo scendere al piano di sotto, per un’al-
tra visita e li sarà dura, perché la paziente oltre ai vari
acciacchi, ha seri problemi di vista non ultimo un di-
fetto che si chiama “diplopia” cioè ogni tanto vede
sdoppiato. La mia preoccupazione viene colta dal fi-
glio della signora O., che conosce la situazione molto
bene e per questo mi offre l’opportunità di usare i suoi
occhiali, anche per la vista successiva. La proposta è
molta allettante, non per questo tutte le proposte che
mi fanno sono di questa portata beninteso, ma una
punta di orgoglio o un non so che di ingenuità, me la
fa cortesemente rifiutare tanto me la sarei cavata u-
gualmente. Forse non avrei neppure rilasciare ricette,
così almeno ardentemente speravo.
Mi congedo dalla signora O. e dal figlio che
cortesemente insiste, senza dubbio ispirato da un sesto
senso, meglio dal buon senso e scendo all’apparta-
mento della signorina I.. La visita scorre via veloce-
mente e giunge il momento della prescrizione del ca-
so; con non chalance estraggo dalla tasca l’astuccio
degli occhiali, con altrettanta studiata sorpresa esterno
il disappunto della mancanza “dell’oggetto misterio-
so”. Smacco sopra smacco tutte le mie messe in sce-
na, da attore dilettante si smontano di fronte alle affer-
mazioni della signorina che forse avrei potuto averli
dimenticarti dalla signora O. e alla mia, questa volta
sincera ed imbarazzata, risposta negativa. Comunque
le ricette sono da fare e gli unici occhiali disponibili
sono i suoi perché dispone di diversi modelli, c’è solo
l’imbarazzo della scelta. Per me un paio vale l’altro,
nonostante i consigli della signorina, che mi vuole
aiutare a tutti i costi; infatti ne inforco uno e vai! Un’-
esperienza allucinante, psichedelica: distorsione di
immagini, sdoppiamenti, strani giochi di luci. Vederci
uno zero, nausea e capogiri a mille.
Sopravvissuto a quell’avventura mi sono fer-
mamente proposto di non dimenticare mai più gli oc-
chiali, perché già le situazioni sono difficili da vedere
nella loro complessità, figuriamoci senza “i quattroc-
chi”!
D
OC
S
ANDRO
PER UN PAIO DI OCCHIALI
LA BORSA DEL DOTTORE