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Non è possibile parlare d’icone come opere
d'arte. Le icone sono molto più che dipinti. I colo-
ri e le linee in un’icona ci portano in un mondo di
diversa natura, diverso spazio e tempo o differenti
valori. Le icone rappresentano un altro
mondo, ci parlano del mondo del divi-
no. Lo rappresentano utilizzando parti-
colari tecniche artistiche scoperte nel
corso di molti secoli. I colori svolgono
un ruolo speciale nelle icone; sono un
linguaggio simbolico che manifesta una
particolare luce degli oggetti e dei volti
umani.
La fonte di questa luce si trova
fuori dal mondo fisico. Le pennellate
d’oro nelle icone rappresentano questa
luce soprannaturale, e gli sfondi dorati simboleg-
giano lo spazio che ‘non appartiene a questo
mondo’. Non ci sono ombre nelle icone. Nel Re-
gno di Dio ogni cosa è permeata di questa luce.
Le icone non possono essere guardate come sem-
plici immagini. Un’icona è una finestra che si af-
faccia su un mondo di diversa natura ma che è
aperta solo a coloro che hanno una visione spiri-
tuale. Coloro che si vogliono avvicinare alla com-
prensione delle icone devono guardarle con gli
occhi del credente per il quale Dio è la realtà in-
dubitabile, una realtà invisibile presente ovunque
e in ogni circostanza, un testimone e giudice invi-
sibile alla cui vista non è possibile nascondersi.
Oserei persino dire che le icone non si guar-
dano, ma piuttosto si contemplano. Per un icono-
grafo,
un pittore di icone
, queste opere possono
essere una forma di elevazione verso Dio, un mo-
do per meditare sulla presenza di Dio nella nostra
vita… per me sono anche una forma di preghiera.
E’ stato così per diversi secoli, e in tutto
questo tempo sono stati creati i princìpi e i metodi
per la creazione delle icone. Popolari sono le ico-
ne russe, ma le tradizioni di questa pittura si svi-
luppano molto tempo prima, a Bisanzio alla fine
del secolo X.
L’arte bizantina era religiosa e obbediva a
regole ferree. Le regole nella pittura delle icone
furono il risultato di lunghe discussioni e di lotte
con l’
iconoclastia
, cioè quel movimento religio-
so, condizionato dalla politica, che era
contrario al culto delle immagini di Dio.
Le immagini erano considerate degli
idoli così come anche la croce. Si vole-
va liberare la Cristianità da tutto ciò che
sembrava materiale e non spirituale. Nel
730 d.C. fu bandito il culto delle icone.
Molte icone, affreschi e mosaici furono
distrutti ma i Cristiani continuarono a
venerarle, nonostante la feroce persecu-
zione. La venerazione delle icone fu
consentita temporaneamente con il VII
Concilio Ecumenico nel 787 e definitivamente
nell’anno 843.
Uno degli autorevoli difensori delle icone
fu il teologo Giovanni Damasceno. Egli afferma-
va che il bando delle immagini di Dio nel Vec-
chio Testamento era temporaneo:
'In antichità
non si rappresentava mai Dio in immagini. Ma
ora che Dio si era manifestato come uomo tra le
genti, era possibile mostrare il Dio visibile. Non
dipingo linee e colori dell’Invisibile, ma la carne
di Dio che il popolo ha visto…'
.
L' icona è un promemoria; come le Sacre
Scritture sono un’immagine verbale della Storia
Sacra, così la stessa immagine è rappresentata
nelle icone – non verbalmente, ma con linee e co-
lori. Quindi un’icona è un simbolo attraverso il
quale è possibile elevarsi alla comprensione del
Divino. L’icona svolge un ruolo di intermediario
mistico tra il mondo terreno e quello dei Cieli…
L’icona ci parla, ma bisogna imparare a capire i
suoi messaggi. Proprio di questi messaggi parle-
remo più ampiamente la prossima volta.
R
OBERTO
D.
L’ICONA CI PARLA
Nuova rubrica che ci permetterà, in un modo sem-
plice e profondo, di comprendere il misterioso mon-
do delle icone. Di volta in volta un giovane icono-
grafo ci introdurrà in questo spazio di spiritualità…
per imparare.
L’ICONA COME IMMAGINE
Il Gruppo Donne comunica che riprenderà il settimanale incontro del Mercoledì il giorno
13
Ottobre alle ore 21
presso il Circolo ACLI.
Tutte le donne che vorranno aggregarsi saranno le benvenute.