Pagina 10 - Il Tassello

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L’ICONA CI PARLA
PENSIERI ANTICHI
IL PRESEPE DI IERI
Una volta fare il Presepe era una vera e propria cerimonia a cui i
ragazzi partecipavano con entusiasmo incredibile. Loro compito era
andare alla ricerca della “Tèpa”, del muschio.Qualche adulto indicava
loro il bosco migliore dove i bambini potevano trovare le più belle zolle
che avrebbero rivestito la base del Presepe, abbastanza grande da
accogliere tutte le pecore, le statuine, qualche montagna e le strade
numerose che, partendo da punti diversi, finivano per congiungersi davanti alla capanna. Il muschio,
una volta recuperato, veniva adagiato sulla base di legno in modo così preciso che nessuna delle sta-
tue sarebbe mai caduta. Tutto il bordo veniva rivestito con semplice edera.
E
LISA
Le icone non sono quadri e per questo non
possono essere paragonate, nel senso artistico,
alle altre opere d'arte. Quindi per comprenderle
profondamente bisogna guardarle con gli occhi di
un credente, perché "l'Invisibile" riveli il suo volto
al nostro sguardo. Ogni accadimento della vita
dell'uomo è una dichiarazione d'amore
di Dio per la sua creatura. Lo sguardo
"dell'icona" è rivolto dall'eternità verso
chi la contempla, perché possa genera-
re in lui la speranza. Ma risulta difficile
comprendere le icone, per noi occiden-
tali, anche per il particolare modo attra-
verso il quale vengono raffigurate le
persone, gli oggetti e lo spazio che si
trovano in esse. Nulla però, nella realiz-
zazione di un'icona, è lasciato al caso,
ogni elemento si unisce all'altro perchè
il tutto possa guidare gli uomini alla
contemplazione del Regno.
L'icona, è dunque, una vera e propria pro-
fessione di fede, perché rende presente con i co-
lori ciò che il Vangelo annuncia con la Parola.
Quindi essa ci parla. A noi il compito di entrare
nel rispettoso silenzio per ascoltare la sua testi-
monianza e ricevere il suo insegnamento. Quan-
to più un’immagine è curata, ricca di particolari e
di riferimenti temporali, quanto più riflette la per-
sonalità del suo autore sì da poter essere consi-
derata un’opera d’arte, tanto più essa è lontana
dalla concezione iconografica, asciutta, essen-
ziale, quale tramandataci nei secoli.
Il termine stesso di iconografia (dal greco
eikon) significa scrittura di un’immagine. L’icono-
grafia con segni e colori riscrive ciò che si trova
già scritto nella Sacra Scrittura e ciò che la Chie-
sa ha elaborato nel corso dei secoli nella teolo-
gia. Riscrive, in quanto si pone come un’immagi-
ne concreta, e in spirito di obbedienza ripropone
le verità rivelate. Suo elemento fondante è l’In-
carnazione di Cristo: va da sé allora che la prima
icona possibile è quella del Salvatore, seguita da
quelle della Madre di Dio, degli apostoli e di tutti i
santi. Ma perché l’iconografia come arte sacra?
Molto sinteticamente si può affermare che l’arte
cristiana orientale è l’unica arte, staccata dal
tempo e dalle sue molteplici esigenze, adatta ad
esprimere il messaggio cristiano in termini auten-
ticamente ecclesiali, con un contenuto
teologico e con forme simboliche appro-
priate, fornendo così un’immagine, l’ico-
na, che sola può dirsi liturgica e cultua-
le: è l’unica arte che permette, senza
intellettualistiche mediazioni, il più ge-
nuino incontro tra l’uomo e Dio.
Oggi, come una volta, le icone si
scrivono adoperando gli stessi materiali
naturali: legno, tela, gesso, colla di co-
niglio, colori in polvere (terre naturali e
pietre preziose), tuorlo d’uovo, vino,
foglia d’oro. Questi erano gli elementi
che costituivano la pittura antica, sia in Oriente
che in Occidente.
L’importanza del recupero delle tecniche
antiche deriva da due significati fondamentali:
primo, che tutti i materiali hanno un significato
simbolico, che verrebbe a mancare se venissero
sostituiti con prodotti moderni; secondo, che an-
che da un punto di vista tecnico le potenzialità di
tali materiali non possono essere ottenute con
altri prodotti, il più delle volte sintetici, quindi privi
di vita e di luce.
Questi essenzialmente i motivi per cui l’an-
tica arte delle icone ci ha mostrato, dopo i restau-
ri dell’ultimo mezzo secolo, capolavori ancora
integri così come quando furono dipinti. La bontà
degli ingredienti utilizzati ha permesso a queste
pitture di durare nei secoli e di mantenere inalte-
rata la luce materializzata presente in essi. La
stessa luce emanata dal Dio divenuto carne per
la nostra salvezza e redenzione.
R
OBERTO
D.
ICONA COME PROFESSIONE DI FEDE