Pagina 2 - Il Tassello

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due, il ventisette, il trentaquattro per esempio o
tutti coloro che non appartengono alla tabellina
del cinque. Tranne il numero diciotto che rimane
speciale per la maggior età o perché c’è la paten-
te, tutti gli altri non sono ammessi ad una festa di
anniversario, hanno solo l’onore di una torta o di
una bevuta in compagnia, proprio perché conside-
rati “meno importanti”. Provo un po’ di tenerezza
per questi numeri della vita che non hanno lo spa-
zio della cronaca ma che sono altrettanto signifi-
cativi. Ma questa volta devo cedere ai numeri pie-
ni che la tradizione considera importanti.
Più che l’immagine della torta con venticin-
que candele (anni da prete) o con le cinquanta
tirate di orecchie (per la carta d’identità), mi è
venuta in mente proprio l’immagine dei bastonci-
ni dello shangai.
Mi sembra di avere tolto già 50 bastoncini,
di differente colore e di diverso valore. Di anno in
anno, tra momenti facili o complicati, si è svolta
una prima sostanziale parte di questa sfida. Anche
un autore che mi piace per la sua vita e per ciò
che racconta si esprime così: “Per fare una scultu-
ra bisogna togliere e non mettere. Il mondo in cui
viviamo sembra invece andare in senso opposto”.
Mi colpisce l’idea che la vita, come un gioco da
tavola o come un’opera da costruire, sia un conti-
nuo togliere per arrivare all’essenziale.
Ci sono stati anni pieni di energie con la
voglia di fare e di buttarsi. Rivedo il lungo perio-
do di studi e di preparazione in seminario con il
desiderio di uscire per “fare il prete” in un orato-
rio, tra i ragazzi e i giovani. Riascolto la voce di
tante persone, le cose dette e le cose fatte. Ci sono
stati anche gli anni pesanti dal punto di vista uma-
no e psicologico, gli anni in cui non rimaneva in
piedi nulla, si contavano le disillusioni e ci si sen-
tiva inutili. Sono stati anni di nebbia o, sarebbe
meglio dire, di buio spirituale, con il conseguente
appiattimento nel lavoro pastorale: periodi in cui
si faceva fatica a gioire per un anniversario di sa-
cerdozio! Ci sono stati, grazie a Dio, gli anni del-
la risalita, in cui ci si attaccava ai vari appigli che
la vita offriva, attraverso amici e guide spirituali.
Ci sono stati anni di fecondità pastorale in cui le
iniziative non nascevano più per coltivare una
propria soddisfazione o impuntarsi sul proprio
pallino, ma per una risposta pulita al Signore.
Il tempo scandiva, con i suoi ritmi, il gioco
della vita: i giorni dei ricordi più intensi e quelli
delle tinte più dolci; i giorni del distacco da una
parrocchia e quelli della riscoperta di molti rap-
porti; i giorni in cui era palpabile la presenza di
Dio e quelli in cui si faceva fatica a sentirlo; i
giorni incorniciati per la loro bellezza e altri pas-
sati senza lasciare tracce. Giorni ed anni per un
verso differenti da voi che leggete, ma per un al-
tro verso identici, perché così è la vita! Si sono
tolti in questo modo, dal tavolo della vita, tanti
legnetti e altri si stanno ancora togliendo per po-
ter arrivare all’essenziale. Festeggiare allora per-
chè si sono già tolti cinquanta bastoncini, anche
se non si conosce mai il punteggio raggiunto a
questo punto del gioco.
Potrei dire che il buon Dio, a cui ho affidato
la mia esistenza, giochi anche lui a shangai sug-
gerendo da amico, vicino al tavolo della vita, qua-
li sono le cose da eliminare per vincere la partita.
Di anno in anno, di Natale in Natale, mentre il
tempo passa, si sa che il gioco si farà più duro, i
bastoncini saranno più ingarbugliati. Di sicuro
quel tizio nato a Betlemme continuerà a suggerire
le mosse giuste per finire in bellezza una gara ini-
ziata cinquanta anni fa.
D
ON
N
ORBERTO
LUCE DA BETLEMME
Come lo scorso anno anche quest’anno abbiamo raccolto la proposta degli
Scout austriaci (e successivamente del gruppo di Trieste) che organizzano dal 19-
86 “la luce di Betlemme” con lo scopo di accedere la fiamma di una lampada dalla
basilica della Natività e poi portarla con il treno, attraverso le stazioni di sosta, in
più località possibili, così che arrivi in tante case. La luce viene portata nelle tratte
ferroviarie Trieste - Milano - Torino - Aosta; Trieste - Roma - Napoli - Siracusa;
Trieste - Lecce; Trieste Livorno - Civitavecchia - Cagliari - Sassari.
Questa luce che abbiamo raccolto alla stazione di Rho sabato 11 dicembre,
ha acceso la candela che arde ora nella nostra chiesa. Da qui la fiamma sarà portata nelle rispettive
Cascine durante la novena, regalando poi una candela con cui idealmente portare la luce in ogni ca-
sa. Quale migliore occasione ci offre la “Luce di Betlemme” per farci costruttori di pace?