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TRA MOGLIE E MARITO
Quando Ilaria sorrideva,
spontaneamente chinava il
capo; oppure copriva la sua
bocca con il palmo della ma-
no. Era un movimento quasi
automatico il suo, nemmeno
del tutto consapevole. Pur
senza rendersene conto, però,
Ilaria sapeva benissimo quan-
do tutto era cominciato.
Ricordava il suo bel sor-
riso da adolescente e poi da
giovane, frantumato da anni
di vita randagia, a impastic-
carsi e a spararsi in vena por-
cherie di ogni genere; e come
erano cominciate anche le
malattie e la caduta degli inci-
sivi superiori.
Da
tossica
nemmeno ci
faceva caso, ma entrando in
comunità – quando in un mo-
mento di lucidità era riuscita
a dirsi che più a fondo di così
non voleva andare – si era
sentita improvvisamente brut-
ta e vecchia. Lei, che di anni
allora ne aveva appena venti-
cinque, aveva così cominciato
a nascondere quel vuoto di
denti che le deturpava il viso.
Eppure, quella vergogna era il
segno salutare di una dignità
ritrovata. E con quella era ri-
tornato anche il desiderio di
vivere veramente. Poi, con il
tempo e l'aiuto di alcune per-
sone buone, era arrivato an-
che il denaro per mettere a
posto la bocca e riavere il sor-
riso di un tempo. I denti erano
artificiali ora, ma la sua vo-
glia di ridere no. Quella era
proprio sua.
Però le era rimasto quel
gesto istintivo, di occultare il
proprio sorriso. Anche ora, a
distanza di dieci anni dall'u-
scita da quell'abisso, le veniva
di farlo così, appunto, senza
ragione.
Da Adriano, però, si la-
sciava fare. Lui, che di anni
ne aveva trentasei come lei, le
prendeva lievemente la mano
e gliela scostava dal viso. E
ogni volta quel rito aveva un
che di liberatorio. Come se
Adriano dicesse a Ilaria – che
da tre anni era sua moglie –
«Guarda che è tutto finito...!».
Adriano aveva molto aiutato
Ilaria. Tutti coloro che cono-
scevano un po' la vicenda di
lei lo sapevano. Eppure anche
Ilaria aveva molto aiutato A-
driano. Ma questo probabil-
mente lo sapeva soltanto A-
driano.
Perché se Ilaria veniva
da una famiglia piuttosto nu-
merosa in cui ciascuno faceva
quello che voleva perché...
tanto nessuno si interessava di
nessuno, Adriano, che era fi-
glio unico, veniva da una fa-
miglia del tutto diversa, in cui
i suoi genitori – peraltro per-
sone oneste e con un autenti-
co desiderio di bene – aveva-
no trasformato le proprie insi-
curezze in un autoritarismo
senza scampo. Così se Ilaria
già durante l'adolescenza e la
giovinezza talora stava fuori
casa anche per giorni interi
senza che nessuno dei suoi
domandasse mai dove fosse,
Adriano si era ritrovato a vi-
vere quasi come segregato in
casa, perché i suoi si oppone-
vano ad ogni sua iniziativa in
nome dei pericoli, o delle pre-
sunte cattive compagnie, o del
«Non sei capace...!», o del
«Non te la sai cavare...!», con
tutto il correlato dei «Torna
presto!», «Torna subito»,
«Non stare in giro!», «Non
fare tardi!», e via dicendo. E
se a quindici anni certi richia-
mi possono essere perfino op-
portuni, a trenta... forse un po'
meno.
Adriano, a forza di sen-
tirselo dire, in fondo aveva
finito per credere davvero che
la vita sarebbe stata più sicura
in casa propria: usciva poco,
ma non ne sentiva nemmeno
troppo il desiderio; non aveva
una fidanzata, ma neppure la
cercava. Si concedeva solo un
po' di volontariato – «auto-
rizzato» dai suoi – con la pro-
tezione civile.
E qui, però, aveva cono-
sciuto Ilaria. Trovatisi casual-
mente, gomito a gomito, a
montare un tendone nel po-
meriggio di una domenica, lei
si era intenerita per quel gio-
vane serio e imbranato; a lui,
invece, lei era parsa straordi-
nariamente simpatica, ma... di
più... non sia mai!
Era stata lei, a quel pun-
to – e in modo inconsueto – a
«fargli la corte». Ilaria era un
po' imprevedibile, disordina-
ta, ma – come esclamava A-
driano – «A far quadrare il
cerchio basto e avanzo io!». E
si erano sposati.
ILARIA E ADRIANO
OVVERO:
AUTORITARI O PERMISSIVI?