Pagina 6 - Il Tassello

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LIBERI SCRITTORI
Il pomeriggio che Ilaria aveva comunica-
to a Adriano – questa volta senza coprire il pro-
prio sorriso – che aspettava un bambino, aveva-
no pianto insieme di gioia. Avevano anche par-
lato molto, anticipando i tempi, spingendosi
addirittura su domande del tipo «Ma chissà se
sarà una buona cosa fargli fare l'università!». A
quel punto erano scoppiati a ridere; e quasi al-
l'unisono avevano esclamato: «Mi sa che stia-
mo correndo troppo!».
Il confronto era poi proseguito sullo stile
educativo da scegliere per quel figlio. Certo
l'esperienza dell'educazione che avevano rice-
vuto dalle proprie famiglie aveva lasciato loro
poche certezze, ma anche alcuni punti fermi,
seppure imparati a prezzo di non poche soffe-
renze ed errori.
Un'educazione all'insegna del «lasciar
fare», senza alcun controllo e senza alcuna in-
dicazione o restrizione, può sembrare liberale o
responsabilizzante. In realtà può mandare un
messaggio subliminale insidiosissimo: che al
genitore non importa nulla del proprio figlio.
La percezione di questo stato di cose, da parte
di un figlio, non di rado apre la strada a com-
portamenti devianti. Come era stato per Ilaria.
Sul versante opposto, un'educazione ec-
cessivamente autoritaria, trasmette comunque
almeno un interesse del genitore verso il figlio.
E ciò non è male. Allo stesso tempo, però, ri-
schia di riempire il mondo del figlio di paure e
insicurezze, che potranno renderne difficoltosa
la crescita. Come era stato per Adriano.
DON
S
TEFANO
Nella profondità della
terra, c’è un immenso e lento
lavoro per la creazione delle
pietre preziose. Allo stato
grezzo, per chi le riconosce,
sono affascinanti. Ma agli oc-
chi di chi ignora questa mate-
ria lo sono un po’ meno. Tut-
to il loro splendore, non viene
messo subito in mostra, rima-
ne nascosto da impurità di
vario genere, ecco perché la
difficoltà. Stupisce con quan-
ta fatica vengono estratte e
con quanta precisione vengo-
no poi sapientemente lavorate
e trasformate in gioielli.
Gioielli che fin dall’antichità,
erano ambiti dai potenti e dai
re e non meno dai collezioni-
sti, per la loro bellezza e per
la loro importanza economica.
Il loro valore dipende da
molte qualità: la purezza, la
dimensione, il colore, la du-
rezza, la rarità… E la terra
tiene questi gioielli ben na-
scosti dentro di sé, aspettando
solo che qualcuno li scopra:
come nel gioco del nascondi-
no. Uso la parola “gioco”,
non a caso, perché accostata a
“gioia” sono l’etimologia di
“gioielli”.
E questo mi fa pensare
alle nostre gioie come a dei
gioielli, da ricercare e valoriz-
zare. Ogni giorno porta un
piccolo momento di gioia,
qualche cosa d’inaspettato!
Cose semplici, magari anche
un po’ sciocche, come una
“campanella” dimenticata (mi
perdoni chi me l’ha regalata)
che si era persa inghiottita da
uno zainetto, ritrovata! Come
una lunga e piacevole chiac-
chierata al telefono o uno spe-
ciale biglietto d’auguri nella
cassetta della posta! Una bella
serata, il gusto di un buon
cioccolatino, il cielo rossastro
di un tramonto: piccole gioie.
Tutti frammenti di felicità.
E questi momenti di
gioia sono comunque doni, io
li considero tali. Pietre pre-
ziose sparse nella quotidianità
della nostra vita. Ultimamen-
te, ho scoperto che ci sono
anche “gemme” con altre ca-
ratteristiche,un po’…diverse!!
Più difficili da comprendere e
da considerare gioie.
Sono liquide, acquose,
un pochino salate. Sono le
lacrime! Quelle donate e quel-
le generosamente raccolte! E
questo è uno “splendido”
gioiello, quello della condivi-
sione. Sono tanti e diversi i
gioielli che possiamo mettere
nella nostra personale colle-
zione! Alla fine si arricchisce!
E ci si ritrova con un grandis-
simo tesoro dentro di noi!
A
NTONELLA
LA COLLEZIONE