Pagina 5 - Il Tassello

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TRA MOGLIE E MARITO
PENSIERI ANTICHI
Con lo sguardo addosso
di tutti i commensali, Viviana
si accorse di avere esagerato.
Era calato un silenzio imba-
razzato e un po' irreale. Ad
attenuare la cosa si era so-
vrapposto, provvidenzialmen-
te, il rumoreggiare degli altri
clienti del ristorante.
Una cena con gli amici;
una serata piacevole e scher-
zosa, perché fra amici si può
osare sempre un po'. Una bat-
tuta (che era una frecciata)
era uscita di bocca a Viviana
fra l'umoristico e il sarcastico,
come tante altre. Questa vol-
ta, però, quelle parole erano
parse velenose, di cattivo gu-
sto, a tutti e perfino alla stessa
Viviana che subito si era rab-
buiata e aveva sentito di do-
ver chiedere scusa ai presenti.
Tranne al destinatario della
battuta: suo marito Mauro.
Così accadeva però da
molti mesi. Forse da un anno,
o poco meno.
Le cose fra Viviana e
Mauro andavano male. Anzi,
malissimo. Paradossalmente,
però, il problema non stava
nemmeno lì. Se, infatti, en-
trambi si fossero ritrovati
d'accordo almeno sulla dia-
gnosi della loro situazione di
coppia, forse le cose si sareb-
bero potute affrontare. Invece
no: perché secondo Viviana il
loro matrimonio era allo sfa-
scio; secondo Mauro, invece,
le cose andavano abbastanza
bene. E rispetto a quando,
dieci anni prima, si erano spo-
sati, secondo lui non era cam-
biato proprio nulla. Tranne
che a lei – ma soltanto a lei –
certe cose che erano già pre-
senti fra di loro in preceden-
za, ora non stavano più bene.
Viviana era l'ultima di
tre sorelle. Le due maggiori
erano state sempre un po' mi-
tizzate dalla famiglia: bravis-
sime a scuola, abilissime nel-
lo sport, affidabilissime nelle
amicizie... Viviana, che aveva
otto anni meno della prima
sorella e cinque meno della
seconda, era cresciuta un po'
inevitabilmente nella logica
del confronto continuo e –
c on du e s o r e l l e c o s ì
«...
issime
» – sempre un po'
perdente. In famiglia tutti le
volevano bene, intendiamoci.
Però sovente con i mes-
saggi di affetto le giungevano
anche complimenti «da cuc-
ciolo». Come a dire: «Ti acca-
rezzo perché sei tenero, pic-
colo, indifeso e... anche un
po' incapace... Però ti voglio
bene!». Inutile dire che
«carezze» così fanno bene,
ma anche un po' male.
Mauro non era troppo
per le smancerie. Forse per
questo era piaciuto tanto a
Viviana: perché non la tratta-
va da eterna bimba piccola.
Per il resto aveva tutti i requi-
siti per essere un bravo mari-
to: buona famiglia alle spalle,
professione sicura e ben re-
munerata, idee chiare su tut-
to... Certo non si poteva dire
un tipo molto affettuoso e
neppure troppo attento e pre-
muroso, però, con lui, Vivia-
na sentiva come di aver fatto
un balzo in avanti di dieci an-
ni. E ciò non le pareva poco e,
soprattutto, non le pareva ve-
ro.
MAURO E VIVIANA
OVVERO
«IL PROBLEMA NON È MIO...»
Ai miei tempi per noi bambini che abitavamo in periferia, la scuola più vicina era la
Manzoni. Non si usavano i pullman e il percorso si faceva a piedi. La mia maestra delle e-
lementari, la signorina Mariuccia Colombo, è sempre rimasta nei miei ricordi. Non era una
persona facile ai complimenti ma sapeva comprenderci, senza distinzioni fra ricchi e pove-
ri. Tutto quello che ci ha insegnato, anche a distanza di molti anni, ci ritorna in mente. La
signorina Colombo, la mia maestra delle elementari, mi ha seguito per cinque anni ed è la
classica persona che, anche con il passare degli anni, non si dimentica.
E
LISA
G.
LA SIGNORINA COLOMBO