Pagina 6 - Il Tassello

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solleva dei problemi che proprio a motivo di
quella originalità non sono affrontabili con in-
dicazioni preconfezionate.
La vita matrimoniale – spero di avervi
persuaso di questo – non è un prodotto «di se-
rie». Ogni coppia è come un prototipo: che fun-
zioni, oppure no, non se ne produrranno copie
uguali. Il che significa che la creatività sarà
sempre necessaria nella vita di coppia. Proprio
perché non esistono soluzioni già predisposte e
proprio perché non esistono due coppie uguali,
chi si sposa o si fidanza deve sapere che senza
il ricorso a qualche risorsa creativa la relazione
a due rischia di languire.
Non si spegne, invece, quella coppia che
in ogni momento del suo percorso riesce a ri-
trovare il piacere – pur nella difficoltà – di
reinventarsi.
Ma come la mettiamo con l'inevitabile
routine? È vero che le giornate di un matrimo-
nio dopo un po' di tempo possono diventare un
po' più grigie. Il grigio è il colore della feriali-
tà. E sarebbe fonte di delusioni successive ini-
ziare la vita da sposati pensando che l'intensità
affettiva sarà in tutto paragonabile a quella del-
la stagione dell'innamoramento. Non per que-
sto, però, dobbiamo buttare via la routine. Se ci
pensiamo bene anche l'abitudine ha i suoi meri-
ti. Significa capirsi al volo, con il proprio mari-
to o la propria moglie, senza che – ogni volta e
per ogni circostanza – si debbano dare spiega-
zioni; con il rischio di non comprendersi e con
la catena inevitabile dei malintesi e delle ri-
chieste di spiegazione.
Se l'abitudine diventa sinonimo di appiat-
timento allora si finisce per dare ragione a
quell'
adagio
, un po' perfido, che sentenzia che
«Il matrimonio è la tomba dell'amore». Se, in-
vece, l'abitudine diventa sinonimo di familiari-
tà, allora significa che l'altro è entrato talmente
nella mia vita e nella mia personalità che non
solo è parte di me – come io sono parte di lui –,
ma che proprio perché parte di me, da me non
se ne andrà mai più.
DON
S
TEFANO
A breve, gli articoli di don Stefano verranno
pubblicati da una casa editrice cattolica. Sia-
mo contenti che questa rubrica raggiunga più
lettori.
Il 9 Giugno sono par-
titi i Mondiali di Calcio,
dopo mesi di grande attesa
scanditi dai preparativi e,
per noi italiani, nascosti dai
fatti che hanno coinvolto il
nostro campionato. L’inte-
resse mondiale si è così
spostato sulla Germania, paese organizzatore, e
la grande festa ha avuto inizio.
I mondiali infatti riescono a tirare fuori il
meglio sia dai giocatori che dagli spettatori: in
campo non ci sono ancora stati episodi gravi
(De Rossi a parte) e si sono viste tante belle
giocate, mentre sugli spalti si è visto un tifo
molto, ma molto colorito.
E’ uno spettacolo, durante gli intervalli
dei match, andare a cercare (in questo la regia
televisiva ci aiuta) i personaggi più strampalati
presenti sugli spalti: gente con cappelli alluci-
nanti, colori applicati sulla pelle, magliette,
bandiere e chi più ne ha più ne metta; e soprat-
tutto è bello non sentire notizie di scontri tra
tifosi, che si accontentano di fare baldoria nelle
piazze senza distruggerle e di legare con le ti-
foserie “avversarie”…
E’ davvero una festa per tutti gli stati par-
tecipanti, che per un mese lasciano perdere le
inimicizie e le tensioni, per godersi una bella
partita di pallone in compagnia: è lo spirito del
gioco che vince sopra ogni cosa.
Per noi tifosi italiani questo mondiale è
un modo per riconciliarci con la nostra passio-
ne più grande, messa a dura prova dal polvero-
ne che si è sollevato alla fine del campionato, e
che ci aveva fatto perdere fiducia in questo
sport. Ad ogni modo, abbiamo dimostrato che
ci interessa di più il calcio giocato che quello
discusso nei tribunali, e che il calcio giocato è
uno degli sport più belli al mondo.
M
ATTEO
T.
DALLA CARROZZINA DI MATTEO
I MONDIALI DI TUTTI
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