Pagina 13 - Il Tassello

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“Un professore di filo-
sofia sale in cattedra e, prima
d’iniziare la lezione, toglie
dalla cartella un gran foglio
bianco con una piccola mac-
chia d’inchiostro nel mezzo.
Rivolto agli studenti, doman-
da: “Che cosa vedete qui?”.
“Una macchia d’inchiostro”,
risponde qualcuno. “Bene”,
continua il Professore, “così
sono gli uomini: vedono sol-
tanto le macchie - anche le
più piccole - e non il grande e
stupendo foglio bianco che è
la vita”.
A proposito dei giudizi
sulla vita, riporto - qui di se-
guito - un passo del libro
“La
vita è bella; nonostante”
che,
in pratica, è la raccolta di tre-
cento pensieri di
Vittorio But-
tafava
:
“A me sembra che esista
un solo modo per essere feli-
ci
:
amare la vita “a qualsiasi
costo”. Accettarla per quello
che può dare. Forse è
“poco”, ma quel “poco” è
anche “tutto”. Pretendere di
più sarebbe “troppo”, ed è
proprio a causa di questo
“troppo” che siamo infelici.
Ma la colpa è nostra, non del-
la vita. Per sé, per quanto è
in grado di offrire, la vita è
sempre bella, nonostante …
Già, nonostante le ansie e i
contrattempi, le delusioni e
gli agguati, nonostante la
paura e i pregiudizi, i com-
promessi e le invidie, nono-
stante
“le frustate e lo scher-
no del tempo, le ingiurie de-
gli oppressori, le insolenze
dei superbi, le fitte dell’amo-
re disprezzato, le lungaggini
della Legge, l’arroganza dei
potenti e i calci che i giusti e
i mansueti ricevono dagli in-
degni” (Amleto, Atto III,
Scena prima).
Nonostante il
dolore, le sventure, la morte
”.
Per concludere, trascri-
vo l’ultimo di quei trecento
pensieri di
Buttafava:
“Chissà se durante gli
ultimi sessanta secondi, quan-
do (come dicono) mi sfilerà
davanti, velocissimo il film
della vita, capirò - finalmente
- d’aver sprecato tanta parte
del tempo che mi era stato
assegnato. Solo allora, sco-
prirò la vanità di tante fati-
che, di tanti crucci, di tante
attese, di tante stolte amarez-
ze. In quei sessanta secondi,
guarderò alla mia vita come
ad una nebbiosa palude popo-
lata di fantasmi ed illuminata
da pochi bagliori. Un rim-
pianto sconfinato mi prenderà
alla gola,
ma … sarà troppo
tardi!
”.
W
ILDO
Cosa è stato per te questa esperienza? Cosa
ha mosso nella tua parrocchia? Quali sono i
risultati che ti sembrano rilevanti con il pas-
sare del tempo? Le cose che sono rimaste ?
Emanuele dei Santi Apostoli
Concentrare in 3 righe la Missione Popo-
lare è impresa impossibile: posso semplicemen-
te dire che si è trattato di un periodo di grazia e
di incessante dono di Spirito Santo. Io, come
molti altri della mia comunità, eravamo scettici
di fronte alla proposta di "buttarsi" nell'espe-
rienza della Missione; invece tutti quelli che si
sono lasciati accompagnare da Gesù si sono
accorti che vale la pena spendersi per provare a
conoscere il dono di Dio.
Volendo scendere nel pratico, la Missione
si è concretizzata in una "rivoluzione" del no-
stro essere cristiani, sia a livello personale che
nella comunità; lasciare da parte schemi e pras-
si consolidate per aprirsi a nuove esperienze e
modalità di preghiera e di annuncio del Vange-
lo ai cosiddetti "lontani".
Filippo del Redentore
Personalmente la Missione cittadina è sta-
ta un risveglio della mia fede, un momento di
grazia dove ho potuto vivere dei momenti in-
tensi di condivisione e preghiera insieme, oltre
che ai frati e le suore, anche agli altri giovani
della parrocchia. Il bello della missione è stato
quello di vivere l'incontro con Dio e con i fra-
LA MISSIONE IN CASA D’ALTRI
Abbiamo chiesto ad alcune persone che sono impegnati nella loro
parrocchia, qualche breve parola sulla Missione cittadina che noi
abbiamo dovuto “saltare” e che faremo il prossimo anno.