Pagina 5 - Il Tassello

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Santuario di Czestocho-
wa, Polonia, anno 1984. Al di
là del tavolo austero della sa-
crestia si scorge la figura di
un'anziana donna, piccola di
statura, ma assai vivace nei
movimenti del corpo. Ci sa-
rebbe perfino da ridere nel
vedere quel suo modo di spo-
starsi, di chinarsi, di afferrare
le cose, quasi ci fosse in lei,
ad animarla, un congegno
meccanico di quelli a molla.
In effetti anche Marco,
di solito così composto, non
riesce a contenere un sorriso
inopportuno che intercetto
con la coda dell'occhio. «Ma
chi è quella?», chiedo a Ja-
nusz. Anche Marco si volta
verso l'amico polacco, visibil-
mente coinvolto dalla mia do-
manda, che forse è anche sua.
A pensarci bene è singolare
che ci si soffermi così, incu-
riositi dalla figura apparente-
mente insignificante di una
persona come tante.
Janusz nemmeno alza il
capo. Ha capito perfettamente
di chi stiamo parlando. Come
a dire: ovvio che sia
lei
ad
avere attirato il vostro sguar-
do. Lei si chiama Regin e ha
settantanove anni. Non è po-
lacca, ma ucraina. E siccome
siamo nel 1984, Regin appar-
tiene a quel mare sterminato
di terra e di popoli denomina-
to Unione Sovietica.
La guardiamo meglio; e
pure Janusz ora la osserva.
Regin non si limita a tirare
fuori dei libri, energicamente
e nervosamente, da una scato-
la di cartone, ma impartisce
pure ordini, ora a questo e ora
a quello; anche a un giovane
corpulento che potrebbe atter-
rarla con un semplice starnuto
e che invece china il capo e si
defila, obbediente come uno
scolaretto (di altri tempi, si
intende).
Alzo lo sguardo verso
Marco e mi accorgo che non è
più orientato verso Regin, ma
verso Janusz, che ha gli occhi
ora velati di poche lacrime
brillanti.
Janusz, sorpreso dal no-
stro interesse, sorride con un
po' di imbarazzo e racconta:
«Regin è qui da più di ven-
t'anni. Raccoglie e cura l'invio
clandestino di vangeli e bib-
bie per i cristiani dell'Unione
Sovietica. Non è mai stan-
ca...». Tace per qualche se-
condo e subito riprende: «I
russi hanno sterminato tutta la
sua famiglia. Avrebbe potuto
odiarli e allora ha deciso di
dare la sua vita per loro».
Marco ed io ci guardia-
mo, ammirati ma perplessi: la
frase sembra senza senso. Lo
commentiamo all 'unisono:
«Avrebbe potuto odiarli e
al-
lora
... dà la vita per loro?».
Come sarebbe a di re:
«...
allora
dà la vita per loro?
Cosa significa?». Janusz si
mostra sorpreso: «Certo! Lo-
gico, no? Dà la vita perché
con il vangelo quel male non
si compia mai più e perché
anche coloro che lo hanno
compiuto si convertano e ci
sia salvezza per tutti!». «Ma...
quelli hanno ucciso
tutta la
sua famiglia
!» replica Marco
con una certa veemenza.
Janusz non si scompone:
«Appunto! Infatti Regin dà
tutta la sua vita
... Tutta la sua
famiglia, dunque...
tutta la
sua vita
! Semplice, vero?» .
Marco abbassa la testa:
«Semplice un corno!», bor-
botta.
Janusz parla benissimo
l'italiano, ma non al punto da
afferrare cosa c'entri
un corno
e, senza più replicare, con un
cenno del capo ci invita a se-
guirlo per farci conoscere Re-
gin. Un odio che diventa per-
dono è difficile, lacerante, per
qualcuno forse impossibile.
Ma un odio che va oltre il
perdono e diventa dono della
propria vita a beneficio di co-
loro che avrebbero meritato
soltanto quell'odio, sembra
cosa da pazzi.
E forse realmente ha in
sé qualcosa di illogico, di ec-
cessivo. Eccessivo come la
bellezza di Regin e di tutti
coloro che, come lei, con la
loro pazzia ci offrono a piene
mani la forza di un amore che
non si ferma davanti a niente.
DON
S
TEFANO
ANZIANA, PICCOLA E NERVOSA
COSE DA PAZZI