11
Ciao a tutti, mi chiamo Mario e sono il motorino
di un gruppo di ragazzi abbastanza giovani al quale
hanno chiesto di descrivere la vicenda della
Missione. Tutto è iniziato un pomeriggio quando
una figura strana, vestita di marrone, si è avvicinata
a me con fare abbastanza inquietante, ha iniziato a
giocare con la manopola dell’acceleratore, scate-
nando così il nervosismo del mio padrone. Il tutto
si sarebbe risolto in fretta se il frate non avesse
deciso di farsi un giro per il quartiere. Che strana
sensazione portare un tizio che faceva svolazzare
il suo abito marrone!
Come se all’interno dei miei circuiti e fra il
mio pistone si fosse scatenata una strana reazione,
come quella fra la “bega” (ndr. benzina) e la “candela”.
Una reazione che si sarebbe sviluppata in modo più
concreto, qualche giorno dopo.
Nel frattempo le mie luci hanno visto molto: tante
persone che mi passavano davanti, tanti volti nuovi e
poi, tutto, tutto marrone! Sono diventato daltonico? Ho
paura, non so più cosa pensare! Fino a qualche giorno
fa, non sapevo dove andare, tutti i posti erano buoni,
tranne che l’oratorio. Ma da quel giorno quella forza
particolare, mi ha portato sempre più spesso in quel
luogo strano frequentato da molta gente, dove il mio
clacson è sostituito da rintocchi che rimbombano tra il
mio “convogliatore d’aria” e il “volano”: tutti la chiama-
no chiesa, ovvero“l’officina degli uomini”. Ci sarei torna-
to più spesso davanti a quel luogo. I meccanici di quel-
la officina, vestiti di una tuta marrone (ho saputo che si
chiama saio), frequentemente mi hanno invitato a par-
tecipare alle loro iniziative: che bella esperienza, ma
cosa vogliono da me?
Un bel giorno il capo officina (che non so per quale
motivo chiamano “don”), mi invita a prendere parte ad
un evento molto interessante che però,
dubbio atroce, si sarebbe tenuto il sabato sera.
Cosa fare? Andare con gli amici al pub oppure aiu-
tare i nuovi arrivati con la tuta marrone? Ed ecco che
ricompare quella sensazione che , questa volta, arriva
direttamente dal “carburatore”, il cuore di noi motorini.
Ho deciso, ci vado! Il compito è all’apparenza semplice:
bloccare le strade, per permettere di compiere un pel-
legrinaggio, sani e salvi, alla chiesa di san Michele. In
poche parole svolgere un servizio d’ordine affinché
tutto risulti organizzato bene. Che bella sensazione
quando tutti, nella chiesa, ci hanno applaudito, elo-
giando me e i miei compagni per il servizio reso.
In poche parole cosa ci ha lasciato la Missione?
Sicuramente una emozione forte e profonda, sia dal
punto di vista della fede sia per la simpatia con cui i
frati si sono avvicinati a noi. Il carburatore non è più lo
stesso: penso che ci rivolgeremo più spesso a quel
“Meccanico” che ci ha inventato.
M
ARIO
,
IL MOTORINO MISSIONARIO
IL MOTORINO
V
A
’
e
R
I
P
A
R
A
l
a
m
i
a
C
A
S
A
Eh sì, domenica scorsa era davvero tanta la gente
che come me era appoggiata al muro… proprio come
se fosse la messa di Natale! Tutti venuti per incontrare
i nostri nuovi amici frati. È stata la loro voglia di farsi
conoscere e di coinvolgerci, la loro disponibilità e il
loro interesse sincero a trascinarci tutti in chiesa per il
termine della loro missione. C’erano non solo i fre-
quentatori più assidui ma anche chi, come me, è un
“fedele” Part-Time.
Questi nostri amici Francescani hanno saputo por-
tare una ventata di novità e gioia che ha reso il tutto
molto piacevole: non sono mancati sorrisi, balli e canti
scatenati; un atteggiamento molto giovanile. In un
modo diverso, gioioso e divertente, ci hanno avvicina-
to al Signore e alla preghiera: hanno suscitato interes-
se e coinvolto noi giovani. Ho visto questi frati come
persone carismatiche, serene, pronte a fare della pre-
ghiera anche un momento di svago. Animatori? Sì!
Animatori dello Spirito! E lo Spirito… ogni tanto occor-
re proprio animarlo.
S
AMUELE
G
IANI
APPOGGIATO AL MURO