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Il Crocifisso di San Damiano ad Assisi
Il crocifisso di San Damiano fu trasferito dalle clarisse nel Protomonastero di Santa Chiara in Assisi, dove è ammirabile
tuttora, quando, nel 1257, si trasferirono dalla chiesa di San Damiano.
È il crocifisso dinanzi al quale San Francesco pregò nel 1205, ricevendone la chiamata a lavorare per la Chiesa del
Signore. Interpretò dapprima la voce del Cristo come una richiesta a favore del restauro fisico della chiesetta di San
Damiano e solo pian piano comprese che il Signore lo chiamava a lavorare per la Chiesa tutta.
Così ci racconta la Leggenda dei tre compagni (VI-VII-VIII):
Mentre passava vicino alla chiesa di San Damiano, fu ispirato a entrarvi. Andatoci prese a fare orazione fervidamente
davanti all'immagine del Crocifisso, che gli parlò con commovente bontà:“Francesco, non vedi che la mia casa sta crollan-
do? Va' dunque e restauramela”. Tremante e stupefatto, il giovane rispose:“Lo farò volentieri, Signore”. Egli aveva però frain-
teso: pensava si trattasse di quella chiesa che, per la sua antichità, minacciava prossima rovina. Per quelle parole del Cristo
egli si fece immensamente lieto e raggiante; sentì nell'anima ch'era stato veramente il Crocifisso a rivolgergli il messaggio.
Uscito dalla chiesa, trovò il sacerdote seduto lì accanto, e mettendo mano alla borsa, gli offrì del denaro dicendo:
“Messere, ti prego di comprare l'olio per fare ardere una lampada dinanzi a quel Crocifisso. Finiti questi soldi, te ne porte-
rò degli altri, secondo il bisogno”.
In seguito a questa visione, il suo cuore si struggeva, come ferito, al ricordo della passione del Signore. Finché visse
ebbe sempre nel cuore le stimmate di Gesù il che si manifestò mirabilmente più tardi, quando le piaghe del Crocifisso si
riprodussero in modo visibile nel suo corpo...
Gioioso per la visione e le parole del Crocifisso, Francesco si alzò, si fece il segno della croce, poi, salito a cavallo, andò
alla città di Foligno portando un pacco di stoffe di diversi colori. Qui vendette cavallo e merce e tornò subito a San
Damiano.
Ritrovò qui il prete, che era molto povero, e dopo avergli baciato le mani con fede e devozione, gli consegnò il denaro.
Di ritorno alla chiesa di San Damiano, tutto felice e fervente, si confezionò un abito da eremita e confortò il prete di
quella chiesa con le stesse parole d'incoraggiamento rivolte a lui dal vescovo. Indi, rientrando in città, incominciò ad attra-
versare piazze e strade, elevando lodi al Signore con l'anima inebriata. Come finiva le lodi, si dava da fare per ottenere le
pietre necessarie al restauro della chiesa. Diceva:“Chi mi dà una pietra, avrà una ricompensa; chi due pietre, due ricompen-
se; chi tre, altrettante ricompense!”...
C'erano anche altre persone ad aiutarlo nei restauri. Francesco, luminoso di gioia, diceva a voce alta, in francese, ai vici-
ni e a quanti transitavano di là:“Venite, aiutatemi in questi lavori! Sappiate che qui sorgerà un monastero di signore, e per
la fama della loro santa vita, sarà glorificato in tutta la chiesa il nostro Padre celeste”.
Era animato da spirito profetico, e preannunciò quello che sarebbe accaduto in realtà. Fu appunto nel sacro luogo di
San Damiano che prese felicemente avvio, ad iniziativa di Francesco, a circa sei anni dalla sua conversione, l'Ordine glorio-
so e ammirabile delle povere donne e sacre vergini.
Il TAU è l'ultima lettera dell'alfabeto ebraico. Esso
venne adoperato con valore simbolico sin dall'Antico
Testamento. Se ne parla nel Libro del Profeta Ezechiele,
quando Dio manda il suo angelo ad imprimere sulla
fronte dei servi di Dio questo segno di salvezza: "Il
Signore disse: passa in mezzo alla città, in mezzo a
Gerusalemme e segna un TAU sulla fronte degli uomi-
ni che sospirano e piangono". Il TAU è perciò segno di
redenzione. È segno esteriore di quella novità di vita
cristiana, interiormente segnata dal sigillo dello Spirito
Santo, dato a noi in dono il giorno del Battesimo. Il TAU
fu adottato prestissimo dai cristiani.
Tale segno lo troviamo già nelle Catacombe di
Roma, perché la sua forma ricordava ad essi la Croce. S.
Francesco d'Assisi, proprio per la somiglianza che il Tau
ha con la Croce, ebbe carissimo questo segno, tanto
che esso occupò un posto rilevante nella sua vita e nei
suoi gesti. In lui il vecchio segno profetico si attualizza
perché San Francesco si sente "un salvato dall'amore e
dalla misericordia di Dio". Il TAU era inoltre per il Santo
il segno concreto della sua salvezza e la vittoria di
Cristo sul male.
Il TAU ha alle sue
spalle una solida tradi-
zione biblico cristia-
na. Fu accolto da
San Francesco nel suo
valore spirituale e il Santo se ne
impossessò in maniera così
intensa e totale sino a diventa-
re lui stesso, attraverso le
Stimmate della carne, quel
TAU vivente che egli aveva
così spesso contemplato,
disegnato ma soprattutto
amato. Il TAU, segno concreto di una devozione cristia-
na, è soprattutto impegno di vita nella sequela di
Cristo. Il TAU perciò deve ricordarci una grande verità
cristiana: la nostra vita, salvata e redenta dall'amore di
Cristo crocefisso, deve diventare, ogni giorno di più,
vita nuova, vita donata per amore. Portando questo
segno viviamone la spiritualità, rendiamo ragione
della "speranza che é in noi", riconosciamoci seguaci di
San Francesco.