Pagina 19 - Il Tassello

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Aveva tutta l’aria di aver percorso molti chilometri
e, se non sapevi che era delle missionarie e dei missio-
nari francescani, ti dava l’idea che fosse il pulmino di
qualche circo o spettacolo viaggiante. L’aspetto ester-
no del furgone, a prima vista, sembrava in discrete
condizioni: segno che frate Danilo non si è mai messo
alla guida dell’automezzo!
In effetti, vista la vena gioiosa delle sorelle e dei
fratelli di San Francesco, il mezzo era proprio adatto
ad una “banda” di persone così vitali e piene di gioia.
Immaginarsi quante Missioni in tutta Italia abbia sop-
portato è cosa quasi scontata: anche quando è vuoto
è sicuramente carico di ricordi, emozioni e perfetta
letizia.
Probabilmente il pulmino Mercedes bianco è il
primo luogo di “decantazione” di tutte le espe-
rienze dei nostri amici e amiche francescane. Il
primo luogo dove far riposare il corpo e la mente
e riuscire a “far tesoro” delle esperienze di
Missione fatte.
Certo questa loro vita On the road è proprio il
contrario del motto “l’importante è viaggiare e
non la meta”della beat generation americana
decantata da Kerouac. Abbiamo scoperto che
per loro la meta è annunciare il Vangelo con
gioia alle persone che incontrano e noi siamo
felici per essere stati una loro meta. Rimane un
dubbio: ma prima di salire e scendere dal pul-
mino lo faranno un ballettino di gruppo?
A
NDREA
I
NZAGHI
IL PULMINO
Paraplegica, costretta a vivere su un lettino, eppu-
re è stata credibile con una vita “ricca di tutto” spesa
per gli altri, per “battaglie giuste” in cui “l’impiego e la
passione mi hanno reso la vita soddisfacente” facen-
dola percorrere “per qualche breve tratto, strade già
tracciate”, così dice bene lei nel suo testamento.
Da qui il discorso ad opera di fra Paolo, spazia sulla
bellezza della figura di Benedetta Bianchi Porro, testi-
mone di una fede incontrollabile nonostante la malat-
tia minasse gli abituali canali di comunicazione (infat-
ti diventò sorda, cieca ecc.).
Rimaniamo incantati ad ascoltare il frate ma
soprattutto meravigliati, almeno io! nel conoscere
queste esperienze, è il caso di dire che “l’abito non fa
il monaco”, cioè la menomazione fisica non elimina la
vera essenza umana. È una lezione che incasso, non
senza imbarazzo; almeno da parte mia, mi vergogno
un po’, ma mi fa riflettere!
Dopo queste parole così profonde eppure così
naturali, fra Paolo, con alle spalle un passato da bassi-
sta professionista, imbraccia il mio “legno” (leggesi
chitarra) e si lancia con“molto mestiere” in canti inedi-
ti notevoli per musica e ancor più per le parole.
Non avrei mai creduto che questo incontro si svol-
gesse in questo modo, con molta spontaneità e nel
contempo con molta profondità, espressa anche nel
canto, manifestazione piacevole di sentimenti che
nascono dal cuore.
Sono quindi sentitamente grato al nostro don per
aver oltrepassato i confini parrocchiali…
S
ANDRO
B
ARBAZZA