Pagina 3 - Il Tassello

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Dopo aver trasmesso suoni, canti, discorsi dei
frati è accaduto qualcosa di strano: la gente
applaude, fra Alessandro annuncia una ragazza
venuta a testimoniare le bellezza della vita:
Simona Atzori. Un grande boato si alza da tutti i
presenti, una gioia immensa inonda tutta la
chiesa. Poi ad un certo punto, qualcuno mi
passa nella mani di lei, la quale mi stringe e mi
maneggia con agevolezza… è Simona!
Da quel momento in poi tutto muta: le
vibrazioni della sua voce, che vengono perce-
pite dalla mia testina, non sono normali; sono
piene di un qualcosa non ben definito… è una
voce diversa! Simona inizia a parlare, ringrazia dell’ac-
coglienza e racconta di sé. Io perdo il contatto con
tutto quello che mi circonda e ogni cosa è rivolta a
quelle onde che provengono dalla sua bocca, sature
di una gioia che fin a quella sera non avevo mai per-
cepito.
Parla di una situazione particolare che dovrebbe,
per la maggior parte delle persone, essere piena di
disagio, invece tutto è catturato dall’allegria e dal calo-
re che penetrano i miei circuiti, che saturano i cavi e
fanno vibrare le membrane delle casse. Tutto è gioia
intorno a me, non esiste dolore, differenze tra noi
microfoni a cavo o gelato o mixer o casse, tutti presen-
ti per lei, per una funzione comune: trasmettere il suo
amore per la vita. Solo una cosa è diversa, quasi spro-
porzionata: Simona Atzori. È come una cassa attiva da
4000 watt con concerti live posta in una piccola stanza;
l’effetto è paragonabile alle sue parole: stordiscono i
timpani, i quali assordati per l’acuto suono non capi-
scono più nulla,ma dopo poco, quando l’ apparato udi-
tivo torna a percepire ciò che gli sta intorno, tutto è più
bello, sereno, magico!
Non importa cosa sai, è tutto in
ugual modo fantastico! Ad un certo punto ricevo delle
voci da lontano differenti da quella di Simona: sono
quelle trasmesse da un mio collega situato al centro
della platea, il quale riporta delle domande proposte
da voci giovani e anche più datate, ma tutte cariche di
onde interrogative di una uguale intensità, stupore e
stima per Simona; e ad ognuna di queste lei risponde
con una voce così forte, sprezzante di ogni pregiudizio,
vera, ma nello stesso tempo così semplice da rendere
tutto facile da accettare, da non essere scandalizzati di
fronte alle diversità che gli uomini possono riscontrare
tra di loro e rispetto coloro che chiamano “ diversi”.
Purtroppo non riesco a capire ancora il perché lei stia
parlando di ciò.
Giunto ai saluti, il boato che l’aveva accolta si ripro-
pone per accompagnarla nella sua uscita. E ora che lei
se ne sta andando e io sono stato ripreso da Fra
Alessandro, ritorno in me, riconosco che cosa sono.
Però una frase in questo istante attraversa tutti i miei
circuiti talmente carica da fulminarli:“Avete visto anche
i piedi possono essere come della mani, basta
volerlo!”.
Tutto si blocca e solo ora mi rendo conto
del perchè Simona era presente tra di noi, del
perché ha parlato della sua vita, del perché di
quella voce così carica di gioia reale, naturale;
solo ora mi rendo conto di che cosa mi aveva
sorretto e portato vicino alla sua bocca per
più di un’ora: erano i suoi piedi!
C
LAUDIO
M
ILLEFANTI
IL MICROFONO
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