Pagina 4 - Il Tassello

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Perché io, panca di legno, che insieme all’altra mia
sorella e al fratello maggiore tavolone, nei mesi estivi
padroni di parte del giardino e ora assopiti nel sotto-
scala della taverna, sono destata e afferrata da due
mani che mi sollevano, mi portano in giro per casa e
mi adagiano in sala?
La cosa è strana, meglio svegliarsi del tutto e guar-
darsi un po’ in giro….. per fortuna c’è anche mia sorel-
la, le amiche sedie della sala e quelle della cucina, si
aspetta un bel po’ di gente qui a casa stasera, ma non
può essere la classica spaghettata, perché non ci sono
gli amici tavoli e tanto meno mio fratello tavolone.
Gli ospiti sono arrivati, li sento parlare in corridoio,
qualcuno lo vedo, lo riconosco e ricordo di aver già
sopportato il suo peso nei mesi estivi, altri sono volti
nuovi, c’è anche una nonna e… due Frati e una Suora:
“è un gruppo d’ascolto”, mi dice l’amica sedia.
Entrano dalla porta della sala, ora la visuale è ampia
e completa, stanno presentandosi e disponendosi
davanti ad ogni posto e … mi tocca uno dei Frati, è
robusto e ha anche uno zaino pieno sulle spalle, chis-
sà che fatica sorreggerlo tutta sera.
Un Padre Nostro, la Suora legge un brano del
Vangelo e il Frate seduto sopra di me inizia a commen-
tare il brano, che strana sensazione sto vivendo…..
sono parole straordinarie, leggere, piene d’amore per
Gesù, parole che toccano, che lasciano il segno in me
come in tutti i presenti che iniziano a fare domande, a
chiedere consigli, a descrivere le loro esperienze di
vita confrontandosi con il brano del Vangelo e otte-
nendo consigli e suggerimenti dal “mio”Frate. Il tempo
passa, ma invece di sentire il mio ospite sempre più
pesante, non m’accorgo quasi di averlo sopra, presa
come sono dalle sue parole. Si stanno alzando, l’incon-
tro volge al termine, i saluti di rito, le strette di mano
(vorrei poterle avere anch’io quelle mani per trattene-
re il “mio” ospite) la sala si svuota, ma ho sentito che ci
sarà un altro gruppo d’ascolto domani e mi auguro
che tocchi a mia sorella o a qualche amica sedia sor-
reggere l’ospite d’onore, così che anche lei si senta
come mi sono sentita io stasera: IL TRONO DELLA
PAROLA DI DIO.
D
ANIELE E
A
NNA
B
ORSANI
Dal caldo afoso e appiccicoso dell’estate, quando si
cerca di ridurre al minimo l’abbigliamento, illudendo-
ci che così facendo soffriremo meno il caldo, si passa
al periodo umido, fresco dell’autunno. Nei nostri arma-
di cominciano a prendere posto abiti più pesanti,
spesso di colori scuri, che ritroviamo piegati e impac-
chettati come li abbiamo lasciati all’inizio della prima-
vera.
Anche i nostri piedi, che prima erano messi in
mostra nella loro
cura e bellezza estetica con sandali ridotti a pochi
listelli ma magari con un superbo tacco a spillo, ora
cominciano a scomparire in “contenitori” anatomici
più o meno comodi, per evitare che il freddo li conge-
li. Ma ci sono dei piedi che non vivranno mai durante
l’anno questa esperienza!
Per i missionari che sono stati in mezzo a noi è nor-
male camminare con ai piedi comodi sandali di cuoio,
con il vantaggio che il sudore del piede aiuta a far sì
che non si raffreddino e, in caso di pioggia o di
neve, si asciughino più velocemente, cosa che non
succederebbe se si indossassero le calze! Ma, come
ogni scelta, anche questa nasconde un valore più
profondo.
Non è infatti una questione di estetica che
spinge i francescani a vivere a piedi scalzi,ma è un
piccolo segno che richiama la povertà di San
Francesco. Essi, infatti, sono chiamati a vivere di
provvidenza, confidando nell’aiuto dei fratelli, di
semplicità, lodando Dio per ogni creatura anche
per quelle piccole e insignificanti agli occhi
umani, di umiltà, accogliendo con amore ogni
dono che la volontà di Dio offre a ciascuno e di
pazienza, soprattutto quando le cose non
LA PANCA
V
A
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R
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P
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I PIEDI