Pagina 10 - Il Tassello

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Sì ve lo devo confessare: sono un
estimatore di Laura Pausini sin dai primi
momenti dal lontano 1993 quando vinse
fra lo stupore generale la sezione giovani
del festival di Sanremo con la canzone “La so-
litudine”. Da allora l’ho sempre seguita dap-
prima con simpatia poi con curiosità ed infine
con stima ed ammirazione perché non è facile
venir fuori alla grandissima da un mondo come
quello della musica leggera popolato da bran-
chi di lupi (produttori e case discografiche),
iene (il pubblico) e meteore (quanti pseudo
cantanti si sono persi dopo il primo disco?).
Per questa edizione natalizia del
“Tassello” mi voglio dilungare su un pezzo del
1996 che dà anche il titolo all’omonimo cd. Il
testo è di
Cheope
(lo pseudonimo del figlio del
celebre Mogol) la musica è di Baldoni-Carella-
De Stefani. Il titolo è “
Le cose che vivi
” e se-
condo me è una bella canzone, orecchiabilissi-
ma, una promozione sincera di un sentimento
oggi difficile e costosissimo: l’amicizia. Inizia
così: “
Quando l’amicizia ti attraversa il cuore
lascia un’emozione che non se ne va, non so
dirti come ma succede solo quando due perso-
ne fanno insieme un volo
”. Essere amici alla
fine del duemilasette
vuole dire scavare un
solco ben preciso, esserci
veramente quando l’altro
ha bisogno (perché è
troppo facile essere ami-
ci solo nella allegria, nel-
le feste di fine anno, a tavola o al mare), spor-
carsi le mani in opere utili senza “ritorno” e poi
fare un passo indietro quando la nostra presen-
za è ingombrante o non necessaria.
Prosegue: “
E non c’è distanza, non ce n’è
abbastanza se tu sei già dentro di me, per sem-
pre in qualunque posto sarai, in qualunque po-
sto sarò, tra le cose che vivi io per sempre vi-
vrò
.” E’ difficile essere amici oggi, si va sem-
pre a rischio di equivocare un sentimento, op-
pure si scambia l’amicizia per semplice cono-
scenza: oggi molti di noi conoscono tantissime
persone, facciamo tanti incontri, ma l’amicizia
sincera, giusta, è ben altro. Il compianto com-
positore Herbert Pagani scriveva che
l’amicizia vuol dire sentirsi fratelli, guardare
nella stessa direzione
” e più recentemente Da-
rio Baldan cantava che”
l’amico è una persona
giusta come te, che non fa prediche e non ti
giudica
”.
Di pensieri sull’amicizia ce ne sono pa-
recchi e continuando a seguire il testo della
LE COSE CHE VIVI:
INNO ALL’AMICIZIA
Dio sorrise e rispose:
«E’ vero, ma se lo faccio pic-
colo come un bambino, i
bambini non avranno nessuno
su cui alzare lo sguardo».
Quando poi fece le mani
del padre, Dio le modellò ab-
bastanza grandi e muscolose.
L'angelo scosse la testa e dis-
se: «Ma... mani così grandi
non possono aprire e chiudere
spille da balia, abbottonare e
sbottonare bottoncini e nem-
meno legare treccine o toglie-
re una scheggia da un dito».
Dio sorrise e disse: «Lo
so, ma sono abbastanza gran-
di per contenere tutto quello
che c'è nelle tasche di un
bambino e abbastanza piccole
per poter stringere nel palmo
il suo visetto».
Dio stava creando i due
più grossi piedi che si fossero
mai visti, quando l'angelo
sbottò: «Non è giusto. Credi
davvero che queste due bar-
cacce riuscirebbero a saltar
fuori dal letto la mattina pre-
sto quando il bebé piange? O
a passare fra un nugolo di
bambini che giocano, senza
schiacciarne per lo meno
due?».
Dio sorrise e rispose:
«Sta’ tranquillo, andranno be-
nissimo. Vedrai: serviranno a
tenere in bilico un bambino
che vuol giocare a cavalluccio
o a scacciare i topi nella casa
di campagna oppure a sfog-
giare scarpe che non andreb-
bero bene a nessun altro».
Dio lavorò tutta la notte,
dando al padre poche parole
ma una voce ferma e autore-
vole; occhi che vedevano tut-
to, eppure rimanevano calmi e
tolleranti. Infine, dopo essere
rimasto un po' soprappensie-
ro, aggiunse un ultimo tocco:
le lacrime. Poi si volse all’an-
gelo e domandò: «E adesso
sei convinto che un padre
possa amare quanto una ma-
dre?». (Erma Bombeck)
Se penso allo sguardo di
quel papà, SI’!
A
NTONELLA
B
ELLOTTI
MI RITORNI IN MENTE…