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La pace è un valore che ormai diamo per
scontato; abitiamo in un paese i cui difetti e le cui i-
nefficienze sono tanti da riempire un libro ma che for-
tunatamente vive in tempo di pace da più di sessant’-
anni (le generazioni precedenti non hanno goduto di
un simile lusso).
L’idea che tutti i paesi del mondo possano
vivere in pace è un auspicio che tutti noi speriamo
diventi realtà, tranne forse chi fabbrica e commer-
cia armi, ma temo che la cosa sia di
difficile realizzazione; volendo
fare una riflessione amara,
non credo che la pace faccia
esattamente parte della no-
stra natura. A parte i grandi
conflitti che hanno cambia-
to la Storia e modificato la
geografia mondiale, siamo protagonisti di piccole
grandi guerre quotidiane: liti per i soldi, per il par-
cheggio, per il rumore, persino per il calcio e chissà
quante altre. E’ dura parlare di pace se ogni motivo
(più o meno valido) crea divisioni.
Tuttavia ci sono persone che decidono di dedi-
care la loro vita a operare attivamente per la pace aiu-
tando i più poveri e i più deboli spesso in zone del
mondo disastrate da guerre e fame, gente coraggiosa e
fortemente motivata.
La pace ha anche un lato non proprio bello,
rappresentato da quella bruttissima bandiera che anda-
va di moda qualche anno fa e che molti italiani espo-
sero principalmente perché lo facevano anche gli altri.
Avrebbero potuto studiarne una migliore.
M
ATTEO
T
OGNONATO
DALLA CARROZZINA DI MATTEO
LA PACE?
OK, MA NON CON QUELLA BANDIERA
chi soffre, implorando: “Perché nascondi il tuo vol-
to, Signore, e dimentichi la nostra miseria e oppres-
sione?” (Sal. 44,25).
Una prima possibile risposta viene proprio da Nee-
mia: “Tu, Signore, hai agito fedelmente, mentre noi
ci siamo comportati con empietà” (Ne. 9,33).
“Se c’è una guerra non è perché le cose si sono
mosse quasi per caso o per sbaglio, anche se ci so-
no responsabilità precise a cui
nessuno potrà sfuggire. C’è una
guerra perché, per tanto tempo, si
sono seminate situazioni ingiuste,
si è sperata la pace trascurando
quelli che Giovanni XXIII chia-
mava “i quattro pilastri della pa-
ce”, cioè verità, giustizia, libertà e
carità. Ogni colpa pubblica e pri-
vata contro i quattro pilastri, ogni
atto di menzogna, ingiustizia, possesso egoista e
dominio sull’altro, hanno scavato la fossa … e l’e-
dificio è crollato sotto i nostri occhi.”
Il card. Martini vede la pace come un edificio invi-
sibile: ciascuno di noi l’ha distrutto per la sua parte
di responsabilità; ogni seria preghiera per la pace
deve quindi nascere dal pentimento e dalla volontà
di ricostruire, prima di tutto nella nostra vita perso-
nale e comunitaria, i “quattro pilastri”.
Inoltre, la pace va chiesta prima di tutto per noi
stessi. Spesso preghiamo perché Dio cambi il cuore
degli altri e non ci preoccupiamo troppo dei senti-
menti negativi che abitano dentro di noi. Finiamo
così per giudicare i fratelli e non ci accorgiamo di
essere pieni di odi, rancori e pregiudizi: questo im-
pedisce di essere veramente operatori di pace se-
condo il Vangelo.
Francesco diceva ai suoi frati: “Come annunciate la
pace con la vostra bocca, così abbiate sempre una
pace più grande nel vostro cuore, tanto che nessuno
sia provocato da voi a ira e scandalo; anzi, per
mezzo della vostra pace e mansuetudine, tutti siano
richiamati a pace e bontà”.
E’ a Dio che dobbiamo chiedere la pace: solo la
preghiera può dare vita alla Pace vera. Soltanto
stando vicino a Gesù, sommo Be-
ne, possiamo sperare di cambiare
il nostro cuore ed avere la forza di
non arrenderci al male. Sapremo
così pregare nel cuore di quel
“mistero doloroso” che ancora
oggi viene recitato, alla ricerca del
filo che lega il massacro innocente
dei “piccoli”, straziati dalle bom-
be, al sacrificio dell’“Innocente”,
che si è consumato sulla croce secoli fa, in quella
stessa terra.
Uniamo allora i nostri piccoli semi di bontà e paci-
ficazione alle lacrime di chi è costretto a vivere
nella violenza e nel dolore e offriamo tutto questo a
Lui, che ha il potere di trasformare i nostri umili
doni in qualcosa di più bello e di più grande, così
come ogni giorno trasforma un semplice pezzo di
pane nel suo Corpo.
Anche questo è un modo per sostenere gli sforzi di
chi lavora sul campo per rendere possibile la pace e
di essere, nel nostro piccolo, operatori di quella
Pace che tutti invochiamo.
M
ARIA
L
UISA