Pagina 4 - Il Tassello

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LE MIE STORIE D’AMORE
L’OCCHIATA DI DON PEPPINO
Scommetto che chi mi ha as-
segnato il compito con questo
titolo aveva l’atteggiamento
dei farisei e dei sadducei che
quel giorno si avvicinarono a
Gesù per metterlo alla prova
con un tranello: Vediamo co-
me ci risponde. Ma io non so-
no scaltro come Gesù e quindi
risponderò come mi detta il
cuore, perché ho davvero a-
mato tanto, sperando di dare
soddisfazione alla redazione
del Tassello e di meritarmi
almeno il sei meno per essere
promosso.
Certo, l’amore! L’uomo non
può fare a meno di amare,
perché è creato per amore da
un Dio che è padre e che ha
mandato suo Figlio per dirci
che Dio ci ama.
Abbiamo sotto gli occhi la
scena di Gesù che lava i piedi
dei discepoli: ecco, quello è
l’atto di amore più grande,
pertanto anche il prete vive di
amore, non può farne a meno.
Ma quale amore? C’è un amo-
re che è finalizzato ad imitare
il Creatore e si concretizza
nell’amore coniugale, casto e
fecondo, di un uomo e di una
donna che nel sacramento del
matrimonio ci hanno dato la
vita, perché potessimo lodare
Dio per tutti i suoi benefici.
Un nobile amore che Dio ha
consacrato dicendo: Siate fe-
condi, moltiplicatevi, riempite
la terra e soggiogatela (Gen 1,
28). Rivolgiamo qui un pen-
siero riconoscente ai nostri
genitori che ci hanno amato e
donandoci la vita ci hanno
fatto partecipi del grande a-
more di Dio.
Ma c’è un altro amore che
si insublima in un amore più
alto: è l’amore verginale che
sceglie il Creatore e non la
creatura, che avendo scelto il
Creatore si mette a servizio
della creatura; quell’amore
che dice a tutti: Badate che un
giorno non ci sarà più né ma-
rito né moglie, ma saremo tut-
ti come angeli davanti a Dio.
E’ l’amore consacrato che
rende l’uomo testimone di ciò
che saremo tutti.
Ecco, io ho scelto questo a-
more e per questo motivo non
amo una sola donna, ma tutte
le donne di questo mondo,
come le ha amate Gesù. Non
ho disprezzato la donna, ma
ho scelto la verginità, e sce-
gliendo ho messo da parte la
donna. Del resto come voi
coniugati: scegliendo una
donna ne avete scartate alme-
no cento.
Sull’immagine della mia
tonsura (allora si usava) ho
scritto
: Cercare Gesù, trovar-
lo, svelarlo agli altri: c’è uno
scopo più bello per una vita?
L’immagine rappresenta un
bellissimo Gesù bambino
biondo e ricciolino, con la
sinistra tiene una piccola cro-
ce e con la destra punta il diti-
no e sembra che dica: Tu!
Profezia?
Nel gergo popolare cristiano
si dice che il prete sposa la
Chiesa. Ecco, proprio lì ho
praticato il mio amore come
prete e soprattutto come par-
roco: ho sposato la Chiesa
con le sue gioie e i suoi dolo-
ri. E qui potrei descrivere co-
me ho amato, ma devo essere
stringato se no la direzione mi
censura.
Allora come ho amato?
Mi vedo coadiutore ad Ar-
nate, Parroco a Bedero Val-
travaglia e a Verano Brianza.
Dopo l’ordinazione sacerdota-
le, nel 1954, e dopo un perio-
do di perfezionamento a Sa-
ronno, mi hanno assegnato
alla Parrocchia di Arnate di
Gallarate. Vi immaginate l’-
entusiasmo di un prete di 25
anni? Trovarsi con tanti ra-
gazzi e giovani tutti per te. Lì
ho imparato cos’è l’amore:
sempre con loro, nella gioia e
nel dolore. Ero il primo coa-
diutore in quella Parrocchia e
quindi con tutto da inventare.
Mi adoravano. Quando anda-
vo a confessarmi dai Gesuiti
all’Aloisianum, mi battevo il
petto dicendo: Non son degno
di tanto amore. Ma anch’io li
amavo tanto.
Poi un bel giorno del mese
di marzo del 1958 il Card.
Montini mi mandò Prevosto a
Bedero Valtravaglia, con una