Pagina 6 - Il Tassello

Versione HTML di base

6
Uno dei temi più interessanti toccati dalla
prima enciclica di Benedetto XVI, Deus caritas
est (2005), riguarda il rapporto tra giustizia e
carità.
Il papa afferma che nella società degli
uomini la giustizia è importante ed è compito
della politica assicurarla, ma essa non basta, la
carità è necessaria. Al n. 29 troviamo l’affer-
mazione più chiara circa la necessità della cari-
tà: «non ci sarà mai una situazione nella quale
non occorra la carità di ciascun singolo cristia-
no, perché l’uomo, al di là della giustizia, ha e
avrà sempre bisogno dell’amore».
Perché la giustizia non basta? Anzitutto,
perché la giustizia modifica le condizioni este-
riori dell’esistenza ma per sé non dà risposte
alle questioni di senso della vita.
La giustizia
potrà assicurare a tutti una casa, ma non inse-
gnerà per sé il senso dell’ospitalità; un’ottima,
efficiente organizzazione sanitaria renderà con-
creto il diritto alla salute e alla cura di molte
persone, tendenzialmente di tutti, ma sarà radi-
calmente insufficiente a vincere il male della
solitudine.
In secondo luogo, la carità è necessaria
perché
la giustizia può essere assicurata cre-
ando leggi e strutture giuste, ma la carità pas-
sa attraverso i rapporti personali
. La giustizia
può essere assicurata rispondendo a criteri di
equità ed efficienza; la carità non si dà senza
coinvolgimento personale, senza una
relazione
personale
di prossimità, di a-
scolto, di condivisione.
Ancora, la giustizia
non basta, perché essa
fa
necessariamente dei cal-
coli, mentre la carità for-
nisce il “di più” della gra-
tuità.
In Lc 3,10-11 le fol-
le interrogano Giovanni
Battista: “Che cosa dob-
biamo fare?”. Rispondeva:
“Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne
ha; e chi ha da mangiare faccia altrettanto”.
Questa è giustizia, commenta per esempio S.
Ambrogio; carità può voler dire privarsi anche
della tunica rimasta, se uno ne ha più bisogno
di me. La giustizia cerca di dare a ciascuno ciò
di cui ognuno ha bisogno, deve saggiamente
ripartire le
risorse; la carità è
senza misura, conosce
l’eccesso, la spropor-
zione, la gratuità.
Nella parabola dei
lavoratori nella vigna
(Mt 20,1-16) il padrone non commette ingiusti-
zia (“Amico, io non ti faccio torto. Non hai for-
se concordato con me per un denaro?” v.13),
ma al tempo stesso si riserva la sovrana libertà
di dare lo stesso compenso a chi ha lavorato
un’ora soltanto: “Non posso fare delle mie cose
quello che voglio? Oppure tu sei invidioso per-
ché io sono buo-no?” (v.15). Evidentemente,
Gesù non intende proporre un modello di rego-
lamentazione dei rapporti di lavoro, ma piutto-
sto mettere in luce l’irresistibile tendenza della
carità a infrangere i limiti di ciò che è sempli-
cemente “dovuto”.
Tuttavia, un’interpretazione attenta del
vangelo (e credo non in contraddizione con l’-
enciclica di Benedetto XVI) ci convince che la
carità non sta mai senza la giustizia.
Nel brano di Luca appena citato, si rac-
conta di alcune categorie di persone che rivol-
gono al Battista la stessa domanda: “Che cosa
dobbiamo fare?”. Ai pubblicani Giovanni
risponde: “Non esigete nulla di più di
quanto vi è stato fissato” e ai soldati
dice: “Non maltrattate e non e-
storcete niente a nessuno, ac-
contentatevi delle vostre pa-
ghe” (Lc 3,12-14). La giusti-
zia, quindi, è un elemento
essenziale dello stesso cammino
della
conversione
cristiana. Da dove
comincia la conversione di un esattore delle
tasse? Dall’esigere quello che è fissato dalla
legge, e nulla di più (si intende: nulla di più per
sé e nulla di meno per lo Stato). E così per i
soldati.
La stessa dinamica la ritroviamo nell’epi-
sodio della conversione del pubblicano Zacche-
o: «Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: “Ecco,
Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai
GIUSTIZIA E CARITÀ