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Un sacco bello
Il bello della Bibbia
Forse qualcuno ricorde-
rà la rubrica tenuta da don
Gianfranco Ravasi su “Fa-
miglia Cristiana” intitolata
“Il bello della Bibbia”. Ma
c’è il “bello” nella Bibbia?
A dir la verità, per restare
al Nuovo Testamento, non
pare si parli molto di bellez-
za, almeno se consideriamo
la versione italiana. I passi
in cui ricorre il termine sono
però significativi.
Il più importante è
nell’episodio della Trasfigu-
razione di Gesù, che possia-
mo leggere nelle tre versioni
dei Sinottici: Mt 17,1-8; Mc
9,2-8 e Lc 9,28-36. Prendia-
mo il brano di Marco; al v.
5 leggiamo le parole di Pie-
tro davanti allo “spettacolo”
della trasfigurazione: «Ma-
estro, è bello per noi stare
qui; facciamo tre tende…».
Bello, dunque, è stare con
il Signore, bella è l’amicizia
con lui, bella è la
“gloria” di Gesù
che si rivela anti-
cipatamente ai tre
discepoli privile-
giati, bello senza
fine è il futuro
che ci attende
al termine della
nostra sequela di
Gesù, che dovrà
passare per la croce.
Nelle
Lodi di Dio altis-
simo
, Francesco d’Assisi
invoca Dio dicendo: “Tu
sei bellezza”, e prima di lui
sant’Agostino aveva sospira-
to, davanti al Dio finalmente
trovato dopo tanta ricerca:
attenzione a chi è nel bisogno, il loro chinarsi e spendere energie senza ricompensa, ma solo
per amore;
* è bello visitare gli ammalati e sofferenti e vedere che portano nel cuore sentimenti di
serenità e pace, frutto della loro fede;
* è bello accompagnare un fratello o una sorella all’incontro definitivo con il Signore,
senza paura o angoscia, dove il Padre ci attende a braccia aperte;
* è bello sentire il Signore sempre accanto, soprattutto quando il cammino diventa
faticoso, quando sento il peso della mia debolezza, quando soffro per l’indifferenza di
alcuni e il fraintendimento di altri. In quei momenti sento risonare nel cuore la sua parola:
Non temere io sono con te;
* sperimento la presenza di Maria, madre dolce e premurosa del mio sacerdozio. Ordinato
sacerdote nell’anno mariano 1954, mi ha sempre accompagnato nelle gioie e nei dolori.
Ossia è bello essere prete e poiché non si può essere felici da soli ho cercato di fare felici
le persone che ho incontrato, e ho educato le persone a godere della grazia di Dio che ci
viene dalla fede e dai sacramenti.
È bello essere prete e, nell’anno dedicato al sacerdozio, prego perchè molti giovani
possano sperimentare questa bellezza. Intanto faccio mie le parole con le quali il nostro
Cardinale si è rivolto a loro nella veglia in Tradizione Symboli:
“Cercate per la vostra vita
e per il mondo ciò che è vero, buono e bello. Abbiate il gusto per ciò che riempie la vostra
esistenza, riconoscete quanto di bello vi circonda e sappiate valorizzare tutte le risorse che
il mondo vi offre. Vincete ogni diffidenza, ma non siate ingenui. Confrontatevi con tutti, ma
non perdete le vostre idee. Lottate contro ogni arroganza e ogni integralismo, ma sappiate
anche essere coerenti e perseveranti.”
Giovani, ascoltate la voce dello Spirito! Insomma è talmente bello fare il prete che ho
deciso di farlo ancora la prossima volta che nasco.
Don Peppino