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Un sacco bello
«Tardi ti ho amato, bellezza
tanto antica e tanto nuova».
Ci si può innamorare della
bellezza di Dio, e non dob-
biamo aver vergogna di am-
metterlo a noi stessi.
Nel cap. 10 del vangelo
di Giovanni, Gesù parla di
sé come del “buon pasto-
re”. Qualcuno ricorderà che
il testo originale greco in
realtà suonerebbe: “il bel
pastore”: «Io sono il pasto-
re bello. Il bel pastore offre
la vita per le pecore» (Gv
10,11). «La bellezza del pa-
store – commentava il car-
dinale Martini nella Lettera
pastorale per l’anno 1999-
2000
Quale bellezza salverà
il mondo?
– sta nell’amore
con cui consegna se stes-
so alla morte per ciascuna
delle sue pecore […] Que-
sto significa che l’esperien-
za della sua bellezza si fa
lasciandosi
amare
da Lui». Al termine
del suo capolavoro,
la
Regola pastorale
destinata a istruire i
vescovi e i responsa-
bili delle chiese cri-
stiane, il papa Gre-
gorio Magno, verso
la fine del VI sec.,
scrive: «Ecco…tutto
attento a mostrare
quale debba essere
il Pastore, ho dipin-
to un uomo bello, io
cattivo pittore, che,
ancora sbattuto dai
flutti dei peccati, pre-
tendo di guidare gli
altri al lido della per-
fezione». L’esercizio
quotidiano della re-
sponsabilità pastorale
rivela a Gregorio l’ampiez-
za dei suoi limiti, eppure
quello che egli ha tracciato
è il ritratto di un pastore
“riuscito”, invidiabile, di
un “uomo bello”, sebbene
(o proprio perché) sbattuto
dalle onde della vita.
Bello è Dio, ma bello è
anche l’uomo di Dio, il cre-
dente che si lascia plasmare
dallo Spirito santo. La tradi-
zione spirituale dell’Oriente
cristiano insiste molto sul
fatto che “lo Spirito si vede”:
è l’idea che anche il credente
viene “trasfigurato”, in quan-
to è reso “uomo spirituale”,
abitato dallo Spirito di Gesù
e quindi “cristificato”. Que-
sta tradizione descrive allora
la luminosità del volto dei
santi, l’armonia esteriore del
corpo e dei suoi gesti. Non
diciamo anche noi, talvolta,
che si vede sul volto, negli
atteggiamenti, nelle espres-
sioni esteriori di una persona
la pace che porta nel cuore,
l’armonia interiore, così che
si dice che questa è proprio
una “bella persona”?
A questo proposito, mol-
ti santi ci testimoniano la
bellezza dei gesti della ca-
rità. A cominciare dal Santo
per eccellenza che è Gesù:
provate a rileggere la stra-
ordinaria pagina di Gv 13,
quasi una scena cinemato-
grafica ripresa istante per
istante nella calma e nella
solennità dei movimenti,
descritti con cura uno per
uno: alzarsi, deporre le ve-
sti, prendere l’asciugatoio,
cingerselo attorno alla vita,
versare l’acqua nel catino,
lavare i piedi dei discepoli,
asciugarli. Oppure si può ri-
leggere il racconto, in verità
un po’ romanzato, quasi un
concentrato di un’esperien-
za autentica ma più ampia
e distesa nel tempo, dell’in-
contro di san Francesco con
i lebbrosi: la ripugnanza
iniziale, poi lo smontare da
cavallo, l’offrire un denaro,
baciare la mano del lebbro-
so, ricevere in cambio un
“bacio di pace”, risalire a
cavallo e proseguire il cam-
mino. Ma da quel giorno
«ciò che mi sembrava amaro
mi fu cambiato in dolcezza
d’animo e di corpo».
La bellezza dei gesti
dell’amore si riflette, quasi
penetra nel gusto dell’espe-
rienza interiore.
Don Giuseppe