Pagina 11 - Il Tassello

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Quelli che...beati voi
Un breve racconto per bambini regalato da
un’amica (e che amica!) e un personaggio, l’omino
di niente, prende vita nel pensiero, diventando
altro da sé: la sua piccola storia a poco a poco
diventa tutta un’altra Storia.
C’
era una volta un omino di niente. Era
chiamato così perché
non aveva proprio
niente
: gli mancavano gli occhi, il naso, la bocca,
le orecchie, le mani e i piedi. Era molto triste e
piangeva spesso.
Un giorno lo sentì una fatina e gli disse: -Ora
prendo la mia bacchetta magica e disegno due
begli occhietti che ti permetteranno di vedere il
mondo!
L’idea sembrò interessante, all’inizio; poi
l’omino di niente pensò che non poteva ricorrere a
quella scorciatoia: infatti lui sapeva che
il Grande
Pittore
, che lo aveva abbozzato, lo avrebbe
rifinito nel modo migliore a tempo debito, quando
l’avesse deciso.
Così si asciugò le lacrime e,
tenendosi
dentro l’incompletezza e il vuoto, riprese il
cammino…
Ogni tanto gli capitava d’incontrare gruppi di
omini che non erano molto diversi da lui: però
magari uno aveva un paio di piedi e così si vantava
di poter correre; un altro si sentiva importante
perché aveva la bocca e inondava l’aria di parole
e parole e parole…
Altri avevano un naso, altri le mani, gli occhi
oppure le orecchie: insomma,
tutti
si sentivano
superiori
all’omino di
niente per un motivo o per l’altro e si
credevano in diritto di sbeffeggiarlo,
spintonarlo, deriderlo e offenderlo,
parlando male di lui senza motivo.
E l’omino si arrabbiava, forse?
Per nulla:
continuava la sua
strada con animo buono e mite,
certo anche un po’ triste
, ma col
desiderio di non rispondere alle
provocazioni e mantenere la pace
con gli altri omini. In fondo, che colpa avevano
loro, così limitati, così incompleti… Come
potevano capire che tutto dipendeva dal Grande
Pittore?
-Mi basta che Tu sia…-
pensava l’omino di
niente - Mi basta sapere che Tu esisti e che un
giorno, quando lo vorrai, mi darai ciò che mi
manca. Fino ad allora mi basterà il mio niente!
Talvolta gli pareva di cogliere un’emozione
simile a una luce, una vibrazione che sembrava
una voce che lo stesse chiamando… e allora, col
cuore povero ed umile, vuoto di desideri e ricco
invece di comprensione e misericordia per i suoi
fragili amici, proseguiva la strada alla ricerca di
“quel” Volto.
Come raccontare la gioia di un Incontro che
cambia la vita, come descrivere
l’abbraccio
travolgente che colma ogni vuoto
e fa fiorire
ogni fibra dell’essere? Ora l’omino di niente aveva
la facoltà di vedere oltre le cose di ogni giorno,
di apprezzare in modo completo il profumo della
vita, di correre e volare più veloce del vento, di
saper ascoltare ben al di là delle parole… Sì, dalla
sua bocca scaturivano frasi d’amore e con le mani
faceva rivivere e brillare tutto ciò che sfiorava.
Beato te, omino di niente!
Beato te, che per tanto tempo sei stato afflitto
eppure mite, mansueto, misericordioso, giusto,
operatore di pace. Beato te che sei giunto ad
amare la tua povertà e hai mantenuto il cuore
puro (ricordi quando ti dicevano con ironia: “Ma
come fai a vivere in quel tuo mondo
di frutta candita?”)
Beato te che nella tua piccola
esistenza
hai cercato Lui, solo Lui
e il Suo Volto
, senza mai perdere
la speranza.
“Gustate e vedete quanto è
buono il Signore; beato l’uomo che
in Lui si rifugia.” (Sal. 33)
E allora sì, beati, beati anche
noi.
Maria Luisa
L’Omino di niente