Pagina 2 - Il Tassello

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Quelli che...beati voi
furono negati. Il discorso della montagna e la sua
declinazione nella vita di Gesù furono clamorosa-
mente disattesi, traditi e bocciati: durante la vita
terrena di Gesù nessuno accolse il discorso della
montagna, se non i pochissimi intimi, i quali lo
abbandonarono proprio nel momento del biso-
gno e della sofferenza.
E mentre pronunciava le mirabili parole, già
intravedeva il rifiuto; disse: “
Beati voi quando vi
insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, di-
ranno ogni sorta di male contro di voi per causa
mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la
vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno per-
seguitato i profeti prima di voi”( Luca 5,11-12).
Di fronte al rifiuto secco e inequivocabile della
sua proposta, Gesù scelse un’altra via, quella della
salvezza dell’uomo attraverso il dono di se stesso
come Agnello di redenzione immolato sulla cro-
ce. Gesù fu condannato proprio per aver vissuto
e proclamato le beatitudini mettendo alla berlina
e contestando con forza la struttura di gestione
del potere efficacemente costruita dai grandi del
mondo. La sua condanna a morte fu la logica
conseguenza della sua incredibile coerenza.
Il motivo della sua condanna sta lì, sopra la
sua croce come un macigno a giustificare una fine
così orrenda: “Gesù Nazareno, Re dei Giudei”.
Egli è sulla croce a morire come un cane proprio
perché ha osato proclamare una forma di potere
inaccettabile per il potere costituito, per il potere
dell’imperatore e delle caste.
Gesù è finito sulla croce perché ha voluto an-
nunciare il potere delle beatitudini, che fa di due
uomini, due fratelli, e di due popoli, un popolo
solo; il potere della pace, il potere
dello spirito umile, il potere del ser-
vizio, il potere della mitezza, della
giustizia e della purezza.
Il cartello sopra la testa del Signo-
re crocifisso non mente ma attesta
la somma verità: egli è colui che ha
esercitato il potere delle beatitudi-
ni; ma questo esercizio destabilizza
il sistema politico, economico e so-
ciale perché rende gli uomini fratelli
e dichiara insostenibili le disuguaglianze. Con il
discorso della montagna Gesù si è segnato il de-
stino.
I suoi avversari, coloro che fruivano del potere,
non avrebbero mai potuto accettare tale insinua-
zione; avrebbe minato alla base la struttura di do-
minio. E l’hanno ucciso.
Ma le sue parole valgono ancora, anzi ora sono
certificate e avvalorate dalla resurrezione, e chi
chiamiamo “Re dell’universo” dovremmo invo-
carlo come l’Agnello che regna dal legno della
croce.
Un trono scomodo ma è l’unico che il mondo
gli ha concesso; ora è segno di salvezza e sta ad
attestare che le parole del discorso della monta-
gna sono vere: c’è potere nell’umiltà, nella man-
suetudine nella purezza di cuore nella ricerca
della pace, nel perseguire la giustizia, ed anche
attraverso il dolore e l’afflizione si può vivere la
felicità.
Dal legno della croce l’Agnello immolato ci in-
segna che siamo fratelli uniti nell’unico Dio, chia-
mati ad una vita di solidarietà, giustizia e pace,
per attendere il suo glorioso ritorno alla fine dei
tempi.
Lo spirito del discorso della montagna non è
andato perduto perché la vittoria della resurre-
zione ha raccolto la vita di Gesù, l’ha elevata e
ha ratificato definitivamente che la sua parola e
la sua esistenza furono e sono le parole della vita
e della gioia.
Insulti, persecuzione, menzogna e ogni sorta
di male si materializzano contro i discepoli senza
una vera colpa, se non quella di essere amici di
Gesù. Il male che cade addosso ai discepoli vie-
ne proprio per aver accolto il Figlio
di Dio ed averlo seguito in tutto. Al
compimento della vocazione cristia-
na corrisponde l’esplosione della
violenza, in una sequenza che appare
illogica e priva di nesso di causalità:
ma se hanno trattato così il maestro,
stessa sorte per i suoi discepoli. In
tutto questo perfetta letizia.
Don Attilio