Pagina 6 - Il Tassello

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Quelli che...beati voi
ne animato, ho riconosciuto in
Ortone un personaggio che, in-
giustamente afflitto da beffe, ri-
sate, calunnie da parte dei suoi
compagni e amici della giungla,
si ritrova a essere salvatore di
un popolo la cui esistenza viene
scoperta solo dai ‘piccoli’ della
giungla.
“Beati quelli che sono nel
pianto”, cioè beati coloro che
vivono la sofferenza per gli osta-
coli posti dal mondo all’adem-
pimento della volontà di Dio,
perché saranno consolati. Il
mondo viaggia secondo criteri
lontani da Dio, se non addi-
rittura contrari; è l’uomo che
nella sua libertà sceglie di fare
un’esperienza di Dio, cercando
di scoprire come agisce nella
sua vita, quando e perché.
Una di queste esperien-
ze che Dio promette all’uomo
nel futuro (saranno) è proprio
quella della consolazione, espe-
rienza vera e sicura. Solo Dio
sa consolare il cuore dell’uomo
perché solo Lui conosce il cuo-
re umano in tutte le sue pieghe
e sfumature!
“Il Signore è qui e io non lo
sapevo!” dice Giacobbe dopo
aver sognato una scala che pog-
giava sulla terra, mentre la sua
cima raggiungeva il cielo e su
questa scala gli angeli di Dio
salivano e scendevano.
Il Cardinale Van Thuan, ar-
restato dal regime vietnamita,
tenuto in isolamento in situa-
zioni drammatiche, scrive così:
“In tutti i momenti bui, non
avevo cercato di capire quale
sarebbe stata la mia sorte mate-
riale, se mi avrebbero rilasciato
o meno, se stessero per portar-
mi in una prigione o in un’al-
tra: quello che mi premeva era
comprendere quale fosse la vo-
lontà di Dio nelle diverse situa-
zioni, quale fosse la Sua chia-
mata e quale il modo migliore
per adempiere ad essa. Questo
mi dava forza e speranza.”
La ricerca di Dio è un’avven-
tura senza fine, ma scoprirlo
presente nella vita quotidiana
può essere fin da ora motivo di
consolazione, cosa ne dite?
Auguri!
Suor Cristina
Amaramente
Beati quelli che hanno fame e
sete di giustizia
G
ià da lontano si vedeva che non era una
giornata come tutte le altre. Al posto dei
piccoli gruppi assonnati che normalmente
chiacchierano davanti all’entrata, fumandosi
(purtroppo) una sigaretta, si notava che i ragazzi
erano in gran parte fuori dalla scuola perchè
c’era la manifestazione, anzi, prima il “picchetto”
davanti a scuola e poi manifestazione. I più
politicamente impegnati avevano preparato degli
striscioni posizionandoli davanti alle entrate. Man
mano che mi avvicino mi accorgo che i ragazzi e
le ragazze del “Collettivo” fanno la voce grossa ed
ostacolano l’entrata nella scuola, l’aria è un po’
tesa e c’è confusione. Qualche docente si mette
a discutere con i manifestanti e si alzano un po’ i
toni delle voci ma finisce tutto lì. I ragazzi vivono
l’euforia di una giornata particolare. Si sentono
“grandi” perchè decidono loro per gli altri, si
sentono protagonisti. Sono lì davanti amanifestare
– a loro modo – la loro voglia di giustizia:
“No
alle riforme della scuola!” “abbasso i governanti!”
“difendiamo la nostra scuola!””vogliamo i libri
gratis”
. A loro modo cercano giustizia anzi, con
le loro azioni e i loro slogan, tentano di realizzare
qualcosa di giusto. Vogliono cambiare il mondo,
vogliono un mondo – a loro dire – più giusto. Visti
con un occhio esterno fanno tenerezza: parlano di
cose che conoscono poco e male e fanno cose con
poco senso (bastava leggere gli striscioni esposti).
Visti con un occhio più profondo e parlando un po’
con loro si intuisce che sono ragazzi e ragazze che
non hanno solo fame e sete di patatine e cola, ma
aspirano anche ad un mondo più giusto e vero.
Entro a scuola svicolando il + o – simbolico
picchetto “
Ehi prof. dovrebbe venire in mani-