Pagina 18 - Il Tassello

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I sogni son desideri
Un sogno imprigionato
M
i è stato chiesto di dirvi come un dete-
nuto vive il Natale in carcere.
Mi viene da ridere…perché?.. bé,
perché l’hanno chiesto proprio a uno che non
crede al Natale, a uno che ha sentito parlare di
Gesù soltanto alla catechesi delle elementari e
che dal giorno della Comunione, non è più en-
trato in una Chiesa. Eppure, ora, anche il Nata-
le acquista una valenza che prima non aveva.
In carcere dai importanza ad ogni giorno che
passa con i suoi ricordi. Guardi ogni mattina
il calendario per vedere se il Santo del giorno
ti ricorda il nome di qualche amico, parente o
anche soltanto conoscente che sta fuori, che è
LIBERO!
Stare in carcere, da minorenne…dicono che
è diverso, che è meno dura la vita qui, rispetto
al carcere per i maggiorenni. Quante volte ho
sentito frasi del tipo, “Ti è andata bene che non
avevi ancora diciotto anni. Se finivi a S. Vittore
o a Regina Coeli, lì si che imparavi a vivere!”.
Ma a me non interessa sapere come è la vita
in quei posti; io sono qui, in una stanza con due
tunisini, tre letti, tre armadi e un televisore!
Questa è la mia vita ora, questo è ciò che,
tutti i giorni, vedo e che vedrò anche il giorno
di Natale.
Forse quel giorno, più degli altri, penserò a
ciò che avrei fatto se fossi stato fuori, libero!
Sicuramente mi troverei con mia sorella e
gli zii a mangiare intorno a una tavola imban-
dita.
No!
Questa è la risposta alla doman-
da che sicuramente tutti voi vi
state facendo sui miei genitori.
No, loro non ci sono neanche a
Natale.
Si trovano, per svariate ragioni,
in carcere ormai da otto anni.
E ancora…penso di poter indovina-
re ciò che state pensando tra di voi. Il
solito detto: “Tale padre, tale figlio!”.
Questo me lo sono sentito dire talmente tan-
te volte che ora non mi fa più alcun male. Ma è
proprio su questo che voglio dirvi una cosa.
Spiegatemi quello che vi va in tasca a ‘spu-
tare’ sentenze sul destino delle persone. Ditemi
quale vantaggio o beneficio vi arreca ‘puntare
il dito’ contro i figli di condannati.
Vi chiedo per favore di rispondermi, per-
ché, per anni mi sono sentito parlare alle spal-
le o giudicare di fronte a tutti, con frasi del
tipo: “Ecco, quello è un figlio di delinquenti!”,
“Stai lontano da lui, non devi condividere nul-
la con una persona del genere”!
E io vi dico di starvene pure tra di voi ‘gente
per bene’ anche a trascorrere il vostro ‘Santo’
Natale , tra panettoni e spumanti. Io me ne sto
con quelli tra i quali mi avreste sempre volu-
to vedere, tra quelli che non mi fanno sentire
diverso solo per il cognome che porto. Sono i
miei compagni di prigione!
La vostra profezia si è avverata, ora faccio
parte anch’io del mondo dei detenuti, ora po-
tete dormire sonni tranquilli. Ma….mi rimane
ancora la voglia di lottare, di riscattarmi.
Non so se ce la farò, ma io voglio uscire da
qua, voglio che questo sia il primo e ultimo
Natale che trascorrerò dietro a delle sbarre,
lontano da mia sorella, dalla mia fidanzata,
dalla mia casa.
A Natale dell’anno prossimo sarò, già da
qualche mese, padre del mio bam-
bino.
È a lui che dedico il mio deside-
rio per Natale: lotterò con tutte le
mie forze perché tu non diventi
il figlio di un condannato!
E se voi vorrete, il giorno di
Natale, unitevi al mio desiderio!
Buon Natale a chi crede ancora.
E.C.