16
Buon appetito?
Segreti in cucina
E
rasmo Pisano, un uomo sospeso tra la
prima, incerta maturità dei quarant’an-
ni, e l’incipiente saggezza dei cinquan-
ta, era il proprietario di una locanda senza in-
segna e senza nome, da tutti conosciuta come
la trattoria “da Pippo”.
Sulle origini di questo nome erano sorte, nel
tempo, diverse teorie.
La prima, risalente agli albori del locale,
che era situato in una casa di corte dell’ otto-
cento, individuava l’etimologia del nome nel
primo proprietario, il signor Giuseppe, detto
Peppo e storpiato poi in Pippo; un’al-
tra attribuiva la paternità dell’intesta-
zione ad un mitico avventore ormai
scomparso, tale Pippo Umberti, uomo di
grandi mangiate e di ancor più grandi bevu-
te, divenuto l’emblema della locanda.
L’aspetto dinoccolato dell’attuale proprieta-
rio, che lo faceva assomigliare vagamente ad
un fumetto disneyano, contribuiva a mantene-
re in vita lo storico soprannome, ammantan-
dolo di nuovi significati.
Da personaggio dei fumetti era anche il sot-
tile humour inglese di cui era dotato il pro-
prietario della locanda, divenuta negli anni
l’approdo di coloro che, dopo una giornata
frenetica e colma di doveri, desideravano tro-
vare un luogo dai ritmi più umani, dove gu-
stare il piacere della buona tavola e dell’ottima
compagnia.
Uomo di lettere convertito all’arte dei for-
nelli, grande conoscitore di Dante, che citava
a memoria con la stessa facilità con la quale
elencava, a chi lo chiedesse, i complicati pas-
saggi di una delle sue ricette , Erasmo Pisano
era , dai tempi del liceo, uno dei più cari amici
di Miomarito.
La loro era una di quelle amicizie tra uomi-
ni, fatta di confidenze rare e frequenti silenzi,
resi eloquenti dalla certezza condivisa di esser-
ci l’uno per l’altro, nel momento del bisogno.
Per questo, e per la passione da lui segreta-
mente provata per la buona cucina, Miomarito
si recava volentieri nel
locale dell’amico, per cene
di lavoro, per festeggiare ricorrenze, a volte
solo per scambiare due chiacchiere.
Cheddonna, maestra di moda e galateo, am-
basciatrice di grandi cause umanitarie e regi-
na indiscussa della casa, ai fornelli non poteva
fregiarsi di alcun titolo, se non forse quello
di “gran scongelatrice” o di “sacerdotessa del
microoonde”, la qual cosa la indispettiva mol-
tissimo.
Forse per questo non aveva mai potuto sop-
portare quell’amico di Miomarito tanto più
bravo di lei in cucina, che aveva pure scritto
un libro di ricette! Ciononostante Cheddonna
possedeva un’indiscussa abilità nel dissimula-
re questo suo piccolo difetto, ricorrendo alla
rosticceria sotto casa, dove acquistava ogni
bendiddio da offrire ai suoi ammirati ed ignari
ospiti, che puntualmente le chiedevano quale
fosse il suo segreto.
Allora Cheddonna sorrideva compiaciuta, si
faceva un po’ pregare, poi correva a tirar fuori
dal cassetto un libro di ricette opportunamente
privato della copertina e, solo per un momen-
to, ringraziava Erasmo Pisano per averglielo
regalato.
Chiara