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Buon appetito?
Il “potere” del cibo
S
ono pochi i giorni che ci separano dall’ini-
zio della Quaresima.
Durante i quaranta giorni che precedono
la Pasqua ci viene chiesto di rinunciare, di sa-
crificare o digiunare.
Che fatica comporta tutto questo! Per quan-
to mi riguarda, il digiuno è veramente “triste”.
Penso, infatti, quanto è piacevole mangiare,
e ancora più mangiare in compagnia tutti in-
torno a una tavola imbandita e ben preparata.;
ma non solo, anzi, forse il piacere della tavola
inizia molto prima: scegliere le portate, com-
prare gli ingredienti, preparare ogni singola
ricetta seguendo le indicazioni della rivista di
cucina preferita. Divertente è anche, magari,
inserire un tocco del tutto personale, con degli
ingredienti alternativi.
A conferma di questa mia idea, è il fatto che
per festeggiare un qualsiasi evento importan-
te, si organizza poi un pranzo o una cena invi-
tando parenti ed amici.
Il cibo, quindi, è motivo di aggregazione, di
festa e non solo sostentamento quotidiano.
Io stessa, in occasione dell’“inaugurazio-
ne” della mia nuova casa, ho organizzato una
cena con i miei amici; quanto lavoro sta die-
tro all’organizzazione, ma che soddisfazione
quando sei a tavola e tra una chiacchiera e una
risata ti gusti le pietanze che sono in tavola,
ancor più se poi la cena è apprezzata da tutti.
Anche nella Bibbia il cibo compare spesso,
con dei simbolismi specifici: in occasione del
primo miracolo di Gesù durante le nozze di
Cana, dove l’acqua viene tramutata in vino;
quando, poi, moltiplica i pani e i pesci per sfa-
mare le numerose persone che erano radunate
ad ascoltarlo.
Il momento, poi, più importante, dove Gesù
offre il suo corpo e il suo sangue per la sal-
vezza di tutti noi, si svolge a tavola durante
l’ultima cena. Subito mi viene in mente l’affre-
sco di Leonardo Da Vinci che si trova nel re-
fettorio del convento milanese di Santa Maria
delle Grazie. Il dipinto si basa sul Vangelo di
Giovanni, nel quale Gesù annuncia che verrà
tradito da uno dei suoi discepoli; questi ultimi
rimangono molto turbati, discutono fra di loro
e sembra si chiedano chi sarà mai il traditore.
Giuda, che tradizionalmente veniva raffi-
gurato staccato dagli altri, per poterlo subito
individuare, qui è insieme agli altri. Si ritrae
con stupore e il suo gesto e la sua espressione
permettono di riconoscerlo subito.
Le reazioni degli apostoli, invece, sono di
stupore e meraviglia, una moltitudine di sen-
timenti che Leonardo cerca di rappresentare
attraverso i gesti delle mani e le espressioni dei
volti creando un ritmo mosso.
Le figure sono riunite a gruppi di tre, tranne
quella di Cristo che, essendo il protagonista,
è isolata al centro; punto
focale dell’intera opera,
dove convergono tutte le
linee di fuga della sala di-
pinta.
Anche questa scena ci
insegna che uno dei mo-
menti più aggregativi è
proprio quello del con-
dividere del cibo in co-
munità e quindi ci invita
a non chiuderci, ma ad
“aprirci” agli altri.
Antonella M.