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Buon appetito?
proprio la tavola: qui il cibo
diventa il punto di contat-
to ideale tra culture. Quante
cose possiamo imparare su
altri popoli solo osservandone
le abitudini culinarie: ham-
burger e fast-food ce la dicono
l u n g a
sui ritmi di vita
ame r i c a n i ;
pollo smi-
nuzzato e
riso, rigo-
rosamente
gustati con
le bacchet-
te, ci parlano
invece dell’an-
tico stile di vita
lento e attento
ai dettagli tipi-
camente orien-
tale.
I n o l t r e ,
s e n z a
andare
troppo
l on t ano ,
Incontriamoci a tavola.
S
ushi, Kepab, spaghet-
ti di soia e poi ancora:
bistecca argentina, riso
al curry…sembra che a tavo-
la si trovi sempre il modo di
mettersi d’accordo, la diver-
sità diventa qualcosa da ap-
prezzare e assaporare, non da
temere. Infatti
uno dei posti
migliori dove
incontrarsi è
pensiamo a quante volte gra-
zie al cibo ci siamo avvicinati a
qualcuno: dalla classica pizza
tra amici, alla romantica cena
solo per due; dalla festa in fa-
miglia, alla tazza di zucchero
che abbiamo chiesto in presti-
to al vicino fino a poco prima
sconosciuto.
E adesso che inizia la Qua-
resima, dobbiamo rinunciare
ad assaporare cibi e momenti
speciali?
Forse, più che digiunare,
potremmo cominciare a man-
giare di tutto, apprezzare ogni
pietanza che arriva sulla no-
stra tavola e ingoiare anche i
bocconi più amari con un sor-
riso.
Proviamo a mettere la no-
stra mente a digiuno da false
esigenze, capricci e preconcet-
ti: potremmo sentirci incredi-
bilmente pieni.
Serena
Ho fatto una prova sapete. Il risultato? La
fame è sparita ancora prima di voltare l’an-
golo: è bastato sorpassare la vetrina di qual-
che passo! Da ciò posso dedurre che a volte la
fame è soltanto un nostro capriccio, qualcosa
che vogliamo a tutti costi anche se non ci ser-
ve. Riguardo al tema “cibo” ho in mente una
terza e ultima riflessione.
A volte avvertiamo sì un vuoto in fondo allo
stomaco e subito lo associamo alla fame, per-
ché ci sembra il motivo più logico. In realtà,
però, magari quel vuoto è causato da una sen-
sazione di disagio, dalla tristezza, dalla man-
canza di qualcosa, che sia l’affetto o l’assenza
di rapporti sereni.
Ma noi, pur di non ammettere di stare male,
di avere bisogno di aiuto, decidiamo di colmare
quei vuoti con il cibo, perché crediamo che esso
ci sazi. Il risultato?
Ci ritroviamo con addosso chili che fino a tre
mesi prima non avevamo e non con un semplice
buco allo stomaco, bensì una voragine. Perciò il
consiglio che do a tutti voi è questo: mangiate il
necessario, non “abusate” del cibo e se avver-
tite un buco allo stomaco, assicuratevi che sia
dovuto alla fame.
Noemi