Pagina 4 - Il Tassello

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Colorare
Musica Maestro!
U
na delle prime cose che si
insegnano ai bambini è
quella di colorare. Si ri-
chiede loro di restare nei margini,
si insegna inoltre che l’azzurro è
il colore del cielo, il verde è quello
dei prati, che il rosso rappresenta
il colore delle rose, del pericolo,
del sangue. E in musica? Ci sono
anche in musica i colori? Nella
musica, la vera arte inventata
dall’uomo, tutto è colore! Vedia-
mo di spiegarlo meglio. Sentire-
te spesso parlare del colore della
voce umana, e cioè del timbro
più bello in assoluto di questa
arte. Voci femminili, divise in tre
categorie: i
“SOPRANI”
i
“CON-
TRALTI”
i
“MEZZISOPRANI”,
le voci maschili anch’esse divise
in
“TENORI” “BASSI” “BARI-
TONI”
e poi anche la
“VOCE DI
CANTO”
Ma come? Non sono tutte voci di
canto?”mi ha chiesto mia moglie,
che canta con me nel coro
“RISO
E CANTO”
Eh! Direi proprio di no! La
tua è una comunissima voce di
mezzosoprano, la voce naturale
delle donne.” “E allora? Perchè
mi fai cantare con i contralti nel
tuo coro?”
“Eh, vedi cara Luigia (questo è
il nome di mia moglie per chi non
lo sapesse) le voci di cui ho prima
parlato sono le voci del coro, le
così dette “voci impostate”. “Im-
postate? Ma cosa vuol dire?” “Ti
ricordi la voce di Pavarotti quella
della Callas, quella di Mario del
Monaco, della Fredi, della nostra
I colori dell’orchestra
affatto trascurati o di-
sprezzati dal padre e
che non vorrebbero
che Giacobbe li amasse
come ama Giuseppe,
quanto piuttosto che
non amasse Giuseppe
più di loro.
Giuseppe è anche
l’uomo che fa molti
sogni e attraverso que-
sti sogni è in grado di
leggere il senso delle
vicende attuali e di in-
travedere il futuro: sarà proprio questa capacità di
interpretare la storia attraverso i sogni che darà a
Giuseppe la liberazione dalla prigione egiziana dove
è finito dopo il tradimento da parte dei suoi fratelli
e gli farà cominciare una sorprendente ascesa fino ai
vertici del potere in Egitto.
Alla fine, i fratelli di Giuseppe saranno costretti a
prostrarsi davanti a lui per ricevere non solo il pane
per far fronte a una spaventosa carestia, ma ancora
di più il perdono per il male che gli hanno fatto.
Giuseppe è stato letto dalla fede cristiana come
una prefigurazione, un’anticipazione di Gesù: anche
Gesù è stato venduto e abbandonato dai suoi disce-
poli, i fratelli che si era scelto venendo in mezzo agli
uomini, anche Gesù è stato spogliato sulla croce della
tunica “senza cuciture”. Ma insieme, anche Gesù è
colui che nutre i propri fratelli donando loro il pane
della vita e soprattutto, come Giuseppe, anche Gesù
è principio di riconciliazione con i fratelli, attraverso
la via del perdono.
Il punto culminante
della vicenda di Giu-
seppe e i suoi fratelli è
quando, nella sua seve-
ra pedagogia, Giusep-
pe chiede che gli venga
condotto il fratello più
piccolo, Beniamino:
allora Giuda, uno dei
maggiori, si fa garan-
te presso il padre Gia-
cobbe della vita di Be-
niamino. Per la prima
volta, dopo la violenza scatenata contro Giuseppe,
uno dei fratelli ritrova la via del coraggio, della ge-
nerosità, del dono di sé, della disponibilità a pagare
di persona. E tutto questo perché è stato commosso
dall’amore del padre per il suo figlio più piccolo.
Così Giuseppe ha condotto i suoi fratelli a ricom-
porre la loro unità, a partire dall’amore del padre
Giacobbe. La tunica di Giuseppe, la tunica dalle
lunghe maniche, è davvero la tunica dai mille colori,
i colori della diversità e della riconciliazione, i colori
della fraternità, il cui principio è l’amore del padre.
Così è anche per noi: Gesù, il nostro fratello ri-
fiutato, ricostruisce la nostra fraternità riportandoci
tutti all’amore del Padre. L’amore del Padre è ferito
se non ci siamo tutti di fronte a lui, non possiamo
tornare davanti al volto del Padre se non tutti insie-
me, figli suoi e fratelli tra noi.
Don Giuseppe