Pagina 4 - Il Tassello

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Il campo è il mondo
Ignazio e il Dio che opera nel mondo
I
gnazio di Loyola nacque nel 1491. Pochi mesi
dopo, il 2 gennaio 1492, con la riconquista di
Granada da parte dei re spagnoli l’Islam per-
derà l’ultimo possedimento in Europa occidentale;
trent’anni dopo Ignazio e i suoi primi compagni fu-
rono costretti a rinunciare all’idea di recarsi a Ge-
rusalemme a causa della guerra contro i Turchi. Ma
il gesuita Francesco Saverio annuncia il Vangelo in
Estremo Oriente, fino alle porte della Cina. Circa un
anno dopo la nascita di Ignazio, Cristoforo Colombo
“scopre” il continente americano (12 ottobre 1492);
prima della morte di Ignazio
(1556) i gesuiti arrivano in Bra-
sile e di lì in tutto il Sudamerica.
L’anno della morte di Ignazio è
anche quello dell’abdicazione del
re di Spagna e imperatore Carlo
V: il suo immenso impero (quel-
lo su cui “non tramonta mai il
sole”) viene diviso tra i due figli
e successivamente ulteriormente
smembrato.
Ignazio nell’Autobiografia si
definisce “il pellegrino”: dopo
la conversione, a trent’anni, egli
percorre a lungo un mondo in
quegli anni sconvolto da novità
epocali. Ma prima di partire per Gerusalemme, negli
undici mesi passati a Manresa, in Catalogna, tra il
1522 e il 1523, Ignazio vive un momento di pro-
fonda intensità spirituale. Dio gli concede intuizioni
lucide e penetranti dei principali misteri della fede,
la più importante delle quali gli fa comprendere che
Colui che ha creato ogni cosa è un Dio sempre in
movimento, un Dio che “lavora e agisce in tutte le
cose create sulla faccia della terra”. È un Dio in-
stancabile, è il Cristo che continua la sua missione
per chiamare il mondo intero alla salvezza. Ignazio
contempla Gesù risorto e glorificato come il centro e
il fine della storia, colui che attrae a sé tutto l’univer-
so e tutti gli uomini, mettendoli in cammino verso il
Padre, che è l’approdo di tutto.
Ignazio capisce nell’esperienza di Manresa che il
mondo ha una meta, e anche la nostra vita: tutto
è chiamato, tutto è ordinato, Dio
mette ordine nel mondo chia-
mando instancabilmente tutti gli
uomini a seguire il suo Figlio che
li porterà, come uomini liberi, a
regnare con Lui.
È da questa convinzione, che
nessuna delusione saprà scuotere,
che nasce lo straordinario impe-
to missionario dei membri della
Compagnia di Gesù. Il campo
della loro azione sarà veramente
il mondo, un mondo che attraver-
sa sconvolgimenti inimmaginabi-
li, ma essi porteranno sempre con
sé la certezza maturata dal loro
fondatore: il Cristo risorto è il capo che guida il suo
popolo e l’universo intero in un grande cammino di
liberazione. Chi vorrà servirlo sperimenterà che il
suo cuore si allarga sino ai confini del mondo.
Don Giuseppe
I
l campo della musica non ha certamente le di-
mensioni di un campo di calcio o di palla a volo,
il campo della musica è un campo vastissimo è
un campo che si estende per tutto il mondo.
Si dice che la musica sia universale, che la mu-
sica sia nata con l’uomo, ma per millenni è stata
considerata un dono divino. La si sentiva, si capiva
che arrivava dai vari strumenti che l’uomo adope-
rava.
Senza dubbio tra i primi quelli a percussione
come ad esempio il battito delle mani, il picchia-
re di sassi tra di loro o il battere su tronchi vuoti
con dei bastoni il tutto per comunicare anche a di-
stanza. Successivamente, l’uomo, si accorse che un
suono di diverse altezze poteva diventare segnale
utilizzando le grosse conchiglie o soffiando in canne
vuote. Da ultimo restò impressionato dal suono che
emetteva la corda dell’arco quando scoccava una
freccia. Ma i suoni più belli erano quelli della sua
voce Imitava così, vari uccelli o animali che poteva
Musica Maestro!
Il campo e il mondo musicale