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La Profezia
svariate, ai poveri poeti che
lavoravano alle sue opere. Ma
erano altri tempi, altre richie-
ste di mercato. Il mercato
discografico è in grave
crisi, prevedo che se
non ci saranno
leggi restrittive, quasi più nes-
suno comprerà CD, dato che
oggi è tutto un copiare da In-
ternet.
I ragazzi mettono a dispo-
sizione di tutti, i CD da
loro comperati, e
la previsione sarà
che, sempre più
case editrici e di-
scografiche saranno
costrette a chiudere
i battenti e la disoc-
cupazione giovanile
aumenterà.
Per la nostra comunità in-
vece le previsioni di nuove
proposte, si infrangono molte
volte sul fatto che nonostan-
te si cerchi di coinvolgere le
persone nel canto durante la
S. Messa. si ha come risposta:
“Non sono capace, sono stona-
to o stonata”, demandando ad
altri il canto.
L’organista (e cioè io) si
impegna e propone spesso gli
stessi canti, ma ahimè! Sem-
bra proprio che la gente non
mi senta.
Abbiamo in chiesa più grup-
pi canori, e allora partecipate,
non siate pigri, non preoccu-
patevi di quello che vi diran-
no persone che per natura non
fanno altro che criticare, la
nostra comunità ha bisogno di
tutti voi.
Gianfranco
20 dicembre 2012
A
veva letto tutti gli articoli che parlava-
no della profezia dei Maya sulla fine del
mondo. Non si era persa nemmeno una
puntata di Voyager sull’argomento. Aveva par-
tecipato a lunghe discussioni in merito beven-
do il caffè insieme alle mamme della scuola di
suo figlio, ironizzando sulle loro paure in nome
di una visione illuminista della realtà, scevra
da ogni forma di superstizione.
Era persino riuscita a convincerle che si trat-
tasse solo di una colossale bufala.
Eppure quella mattina, a poche ore da quel
fatidico 21 dicembre, l’impianto di solido po-
sitivismo su cui si basavano le sue certezze co-
minciava a dare qualche segno di cedimento.
“E se fosse vero?” mormorava tra sé, posan-
do pensierosa la tazzina. “Resterebbero solo
poche ore...” Senza accorgersene aveva rico-
minciato a rosicchiarsi le unghie, come faceva
da bambina.
Poi, rivolta a una delle mamme che le stava-
no intorno:
“
Scusa, a che ora è la fine del mondo?”
21 dicembre 2012
D
opo una notte passata a rigirarsi nel
letto, con l’orecchio teso a cogliere il
minimo segnale dell’imminente ca-
tastrofe, Cheddonna decise che era giunto il
momento di alzarsi ed affrontare la fine del
mondo.
Il cielo, di un inquietante color arancio,
incombeva sopra una città ancora addor-
mentata, pronto a inghiottirla in una spirale
di fuoco, ma Cheddonna, inforcando gli oc-
chiali anti-raggi Uva, salì in macchina, pron-
ta a tutto. Dopo aver impostato il gps perché
non ricordava bene la strada, fece dapprima
una capatina in chiesa, perché non si sa mai,
poi, giunta alla banca, annunciò ad un ester-
refatto impiegato la sua intenzione di estin-
A che ora è la fine del mondo?
Le avventure di Cheddonna