2
Energia per la vita
Dunque, per analogia, potremmo dire che quello
che per noi è l’eucarestia, per Gesù è la volontà del
Padre. Noi nutriti dal suo corpo; Lui nutrito dal
volere del Padre.
Ma c’è un tratto comune che, invece, ci avvicina
a Gesù e rende la nostra esperienza simile alla sua.
Anche per Lui la volontà del Padre non agì magi-
camente, infatti diventò in Lui sorgente di forza e
di consolazione in quanto trovò una libertà docile
e accogliente.
La volontà del Padre “diventò” nutrimento per
Gesù perché sin dai dodici anni Gesù fu dedicato
e “occupato delle cose del Padre” (cfr Lc 2,49).
Questa dedicarsi a Dio formò in Gesù una coscienza
sempre più orientata al Cielo e alla costruzione del
Regno divino. Negli anni aderì ai valori celesti ma-
turando la profondità di un cuore forte e docile, e
trovando le ragioni del suo agire. Per questa perso-
nalità strutturata e forte la volontà del Padre fu nu-
trimento sostanzioso. Gesù arrivò a sapersi nutrire
della volontà celeste nella fatica della riflessione, nel
confronto con i suoi amici, nei tentativi di trovare la
sua strada nel mondo, nella costituzione della sua
cultura religiosa, sociale, politica. Gesù costruì in sé
una sensibilità umana attenta agli affetti veri, capa-
ce di intimità e partecipazione. Dovette nel tempo
maturare la resistenza alla fatica e la costanza nel
dolore, proprio a motivo dei grandi ideali di vita che
l’avevano illuminato e condotto.
La volontà del Padre è “diventata” suo nutri-
mento come esito di una vita orientata e formata
al Regno di Dio. Se non ci fosse stata tutta una
vita forgiata al Padre fino alle midolla, la volontà
del cielo sarebbe stata un peso, una condanna, un
giogo insopportabile e, letteralmente, una croce da
cui fuggire.
È logico a questo punto, pensare che ci si possa
accostare alla volontà del Padre senza nutrirsene
perché incapaci di accoglierla. Fu il caso del gio-
vane ricco che, come Gesù, fu invitato a fare la
volontà di Dio nutrendosi della Sua volontà ma, a
differenza di Gesù, non ne fu capace perché ina-
datto ad accogliere il dono.
Tornando all’analogia con l’eucarestia dell’ini-
zio, appare infine logico (e purtroppo verificabi-
le molto spesso) pensare che ci si possa accostare
all’eucarestia senza realmente nutrirsene; questo
accade quando non si ha struttura cristiana adatta
ad accoglierla perché non si è formata una coscien-
za cristiana. Ci si illude allora di essere ispirati dal
vangelo facendo la comunione ma non cambiando
una briciola del proprio comportamento nel mon-
do. Si entra così a far parte di quella grande cate-
goria di persone che agli occhi dei non credenti va
sotto il nome di “quelli che vanno in chiesa e son
peggio degli altri”.
L’augurio sincero che ci facciamo vicendevol-
mente è di formarci una coscienza adatta ad ac-
cogliere e nutrirsi del mistero eucaristico, non solo
per la vita eterna, ma anche – e io aggiungerei spe-
cialmente - per la vita terrena.
Buona festa patronale a tutti.
I
L
PARROCO
D
ON
A
TTILIO
I
l nuovo inizio è Cristo risorto. Ogni uomo ha
sete di vita nuova e passa da un pozzo all’al-
tro, pensando di dissetarsi nelle soddisfazioni
dei desideri: è un vagare incessante, un desiderio
inesau-ribile. Nel nostro tempo questa ricerca sem-
bra diventare addirittura una corsa tumultuosa:
produrre e consumare, possedere e far nuove espe-
rienze, il piacere e l’utile immediato, tutto e subi-
to. Molti però hanno la sensazione di correre senza
meta, di riempirsi di cose che risultano vuote, im-
poverimento dei rapporti umani. La samaritana ci
rappresenta.
Per l’uomo non sono sufficienti le soddisfazioni
umane, vuole, ha bisogno di qualcosa di nuovo. Il
nuovo è Cristo. Se l’uomo non cerca Cristo, se non
incontra Cristo, rimane vecchio e vuoto. Il grido di
Gesù davanti alla tomba di Lazzaro è attuale per
ogni uomo: vieni fuori dalla tomba della tua morte,
tomba costruita dai tuoi peccati, esci alla novità di
Cristo. È iniziato un mondo nuovo, entra in questo
nuovo stato di vita.
La nostra vita nuova inizia qui, quando inizia-
mo ad obbedire a questo comando di Gesù, uscen-
do alla luce, alla vita, quando dalla nostra faccia
cadono le maschere del peccato e noi ritroviamo il
coraggio del nostro volto originario, creato a im-
magine e somiglianza di Dio. Ad ogni Pasqua que-
sto invito è accolto da molti giovani e adulti che
ancora oggi scelgono la strada del Vangelo e sono
immersi nella vita nuova della Chiesa con il rito del
Nuovo inizio
Sguardo sulla storia e sul mondo