15
... l’agenda
mire, coma la Giulia Ricci, ma non ci riesce perchè piacevolmente intrat-
tenuta dal pianto costante di un bambino vicino a lei! Ad ogni modo la
notte passa serenamente e all’alba siamo tutti emozionati per l’approdo
al porto in terra albanese!
Tra le varie pratiche da sbrigare c’è quella dell’assicurazione dei nostri
due pullmini per i giorni in cui viaggeremo nel paese dell’aquila bifronte;
ed ecco che appena usciti dal porto si materializzano due giovanotti che
ci invitano a seguirli per concludere la pratica. L’ufficio è piccolo e fa già
caldo ed io e il Ghezzi in qualità di autisti attendiamo il nostro turno per
poterci lanciare nelle strade albanesi. Tra una faticosa consegna dei dati,
ripetuta per il secondo pullmino in quanto nel primo documento la targa
era sbagliata, una stampante ad aghi che fa i capricci e l’incomprensi-
bile dialogo tra il nostro assicuratore e i suoi collaboratori, concludiamo
il tutto.
Basta poco per capire come mai quasi nessuna assicurazione italiana
copra l’utilizzo dei nostri mezzi sulle strade albanesi. In ordine sparso: la
precedenza è di chi se la prende, le code sono fatte per essere superate
a destra e a sinistra, i pedoni aspettano sempre, gli abbaglianti si usano
anche se sopraggiunge qualcuno dall’altra parte, le strade a doppia cor-
sia a scorrimento veloce sono utilizzate esattamente come le altre, per cui
si può camminare sul ciglio (di giorno e di notte!) ci si immette tagliando
quasi la strada a che arriva a forte velocità, si sorpassa anche quando
non si dovrebbe, se necessario le si attraversa rischiando non poco!
Arrivati a destinazione ci accoglie don Maurizio, siciliano trapiantato
a Busto prima e a Blinisht poi, tenace e di spirito, accogliente e golo-
so soprattutto di patate e dolci. Secondo giorno in Albania, visita alla
chiesetta di san Marco su una montagna, non elevata ma sufficiente a
scappare dagli ottomani nel passato remoto e dai comunisti nel passato
recente. Fa molto caldo, e dopo un avvicinamento relativamente semplice
ecco arrivare quella che il don definisce “un’inchianata”. Momento di
perplessità risolto subito dalla traduzione: “una salita!” Guadagnamo a
fatica la sommità e ci ripariamo all’esile ombra della piccola chiesa. E
pensiamo alla fede di quella povera gente custodita nel cuore e in questi
luoghi poco accoglienti. Alla salita segue poi la “scennuta” non meno
impegnativa, ma allietata dall’acqua fresca generosamente offertaci da
una famiglia lungo il percorso.
Il giorno dopo è ricco di incontri a Scutari, la città più europea dell’Al-
bania. Cammina, incontra, cammina, alla sera ci aspetta la migliore