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... l’agenda
pizza della città. Peccato però che qualcuno accusi la stanchezza con
una lieve febbre e mancanza di appetito. Brutto segno, anche perchè don
Luca, come don Maurizio, normalmente ne ha non poco. Ecco allora che
a un capo del tavolo, per difendersi anche dall’aria condizionata che po-
trebbe compromettere il giorno seguente, siede il nostro con due magliette,
uno scialle a rose rosse gentilmente prestato, e una giacca impermeabile
nera chiusa fino al collo! Tra i sorrisi benevoli degli altri commensali e lo
sguardo perplesso del cameriere.
Molti sono gli albanesi giovani che d’estate tornano in patria e si spo-
sano. Don Maurizio ci spiega che la festa dura più giorni e che fonda-
mentalmente si tratta dell’accoglienza della ragazza nella famiglia di lui,
il rito religioso è un inciso di questo passaggio solenne. Da qui la fatica
dei sacerdoti a far sì che sia vissuto consapevolmente e non superficial-
mente... diversi usi, diverse latitudini, ma stesse preoccupazioni anche
in Italia! La parola che impariamo è “Urime!” “Auguri!”, ecco allora che
alcuni di noi incrociando non pochi cortei nuziali augurano felicità ai no-
velli sposi sconosciuti gridando: “Urime!”
I giorni passano intensi e arriva il momento del saluto alle comunità
e ai sacerdoti con la Messa di domenica 10 agosto ore 9 nel paese di
Jader. Sulla strada verso casa sosta prolungata a Dubrovnik, vera perla
dell’Adriatico. L’impatto è notevole e il contrasto con la semplicità albane-
se stridente. Ma per non abituarci troppo alla comodità a pranzo rispar-
miamo facendoci i panini. Il Franzina e la Micaela Gritti assistono alla
faccia perplessa della signora del piccolo negozio di alimentari quando
chiedo 60 fette di mortadella, e la signora si ferma a 16 per l’evidente
somiglianza dei due numeri in inglese, ma dopo la conferma dell’ordine
con le dita, veniamo accontentati.
Anche la sera è affascinante nello Stradun di Dubrovnik e noi non ci sot-
traiamo alla passeggiata sotto una luna piena da incanto. Tante persone,
il lastricato di pietra calcarea nella parte antica della città circondata da
mura, la fontana grande di Onofrio che ti accoglie appena entri, le case
rifatte dopo i bombardamenti assurdi del 1991, ma ad attirare l’attenzio-
ne di alcuni di noi sono altre bellezze... a tal punto che qualcuno, dopo
l’ennesima visione, esplode nel canto francescano: “...io le sento mie so-
relle!... Laudato sii Signore mio!...”, risata generale di approvazione.
Altre ce ne sarebbero da raccontare di perle, ma per il momento il cuo-
re lieto di chi ha partecipato speriamo abbia allietato il cuore di chi ci ha
ascoltato.