Pagina 7 - Il Tassello

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I beni della Chiesa
Il più bel sagrato…
Dalla parte della natura
P
ensando ai beni della Chiesa a molti verran-
no in mente sicuramente le opere d’arte, le
chiese, gli immobili: basta pensare a quante
opere d’arte sono contenute nei Musei Vaticani o
quante chiese sono sparse per il mondo, tuttavia
sono convinto che bisogna allargare questo elenco
già di per sè molto ricco, perché della Chiesa fac-
ciamo parte anche noi ... che siamo dei beni inesti-
mabili o tutto ciò che non è considerata un’opera
d’arte ma che è utile alla gestione o alla crescita
di ogni comunità cristiana, come un oratorio, un
campo da calcio parrocchiale un sagrato di fronte
alla propria chiesa dove fermarsi a chiacchierare al
termine della messa... già perché anche un piccolo
spiazzo di fronte al tempio di Dio è utile alla Chie-
sa, perché permette di creare relazioni, scambiare
opinioni ... impossibile non notare come al termine
di ogni santa messa il sagrato e lo spazio limitrofo
accoglie persone che interagiscono tra loro anche
solo per pochi minuti.
Anche il sagrato è un bene della Chiesa, perché
è di proprietà della parrocchia, perché permette
di instaurare relazioni e permette di accedere al
tempio ove incontrare Dio, e come ogni bene della
Chiesa deve essere conservato e curato affinché sia
di tutti.
Il nostro sagrato è sicuramente uno dei più belli
di Busto, ha un giardino molto ben curato che cir-
conda lo spazio vero e proprio accessibile a tutti, è
come un abbraccio verde che ci racchiude quan-
do usciamo di chiesa dopo aver pregato il nostro
Signore e ci coccola prima di lasciarci andare ai
L’
esito dell’ultimo conclave sembrava aver
messo tutti d’accordo: il nuovo pontefice
piaceva proprio a tutti.
Piaceva a Nonnanenna, (ma lei non faceva te-
sto, perché aveva ammirato tutti
papi che aveva incontrato lungo
quasi un secolo di vita), piaceva
a Cheddonna, che pure gli rim-
proverava l’evidente sovrappeso
e una certa sciatteria nel vestire,
piaceva perfino alla Fulvia, alla
quale non sembrava vero di poter
avere un papa latino-americano, e
sufficientemente di sinistra.
Eppure, inmezzo al tripudio ge-
nerale, vi era anche chi guardava
con apprensione all’insediamento
del nuovo successore di Pietro. Quando quell’omo-
ne vestito di bianco si era affacciato al balcone,
senza la stola e il camauro e con una modesta croce
di ferro al collo, Loziovescovo era sobbalzato sulla
sedia, agitato da sinistri presagi.
Quando poi, nei giorni seguenti, lo aveva visto
prendere il pullman insieme ai cardinali, pagare
personalmente il conto dell’albergo e stringere le
mani alla gente dopo la messa, per di più indossan-
do un paio di vecchie scarpe nere, aveva realizzato
che niente sarebbe più stato come prima.
Il colpo di grazia, però, era sta-
ta la scelta dell’anello del pescato-
re in argento dorato. “D’argento,
capisci?” aveva detto a sua nipote
Cheddonna in una lunga telefona-
ta di sfogo. “e adesso vedrai che
ordinerà anche per i vescovi anelli
d’argento e pastorali di legno! E
ci farà vestire di tela di sacco! Di
questo passo dove andremo a fini-
re?”
Loziovescovo non era l’unico ad
essere preoccupato; anche per Don
Travet, il parroco che in gioventù era stato suo se-
gretario, quel papa così diretto, così “sulla strada”,
era un esempio troppo concreto per poter essere
ignorato. Sentiva, in cuor suo, che il tempo delle
mezze misure era finito per sempre.
Chiara
Habemus Papam
Le avventure di Cheddonna