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Anima e corpo
M
io cognato, scherzando
ma non troppo, ripete
spesso che “ la fame
è una brutta malattia”.
E, come tutte le malattie,
va curata.
C’è chi la cura con
una dieta controllata, chi
mangia normalmente, c’è
chi si strafoga di cibo ma
c’è anche molta gente in
questo 2015 che non ha la
possibilità di accedere ad un
po’ di riso o un pezzo di pane.
E così facendo “la cura” viene
meno e molte persone ancora muoiono per una
mancanza di prima necessità.
Sono forse partito da un po’ lontano per
scrivere qualcosa di “lieve” sulla cura e ho
scelto questo “gioiello” del maestro Franco
Battiato portato al successo anche da Alice che
ne ha fatto una versione assolutamente da non
perdere.
Leggendo il testo (nel quale compaiono
anche alcune “parolone” tipo ipocondrie e
correnti gravitazionali) si può capire che forse
si tratta di un “decalogo” per una buona vita di
coppia e “la cura” è intesa in senso generico non
essenzialmente come rimedio ad una malattia
(che anche quella è una cosa importante) ma
piuttosto come una premura, un prendersi
carico di qualcosa e di qualcuno.
“Ti porterò soprattutto il silenzio e la
pazienza, percorreremo assieme le vie che
portano all’essenza…”
Credo che sia una buona ricetta: essere
capaci di momenti di tranquillità (spegnendo
la televisione) non alzare la voce per ogni
banalità contraria, portare pazienza e non
cercare sempre il pelo nell’uovo per il proprio
tornaconto e camminare insieme (ovvero fare
le scelte) verso una vita più sobria.
Ma l’aver cura, il prendersi cura di, è una
situazione che oggi di sovente scivola via
nel nostro contesto di quotidiano frenetico:
parole come profumo, bonaccia,
spazio e luce non hanno
nessun significato perché si è
sopraffatti da quel “logorio
della vita moderna” che
una vecchia pubblicità
citava con lungimiranza.
E quindi l’aver cura (ad
esempio) della propria casa
e mettere a posto quello che
si trova in disordine, l’aver
cura della propria persona
non trascurandosi e avendo un
occhio di riguardo per i tuoi cari,
sono delle basi fondamentali per il
rispetto e la dignità di ciascuno.
Ancora, in opposizione, si dice: ma perché
prendersi cura degli altri (marito, moglie, figli,
genitori, amici eccetera) che in questo momento
è in crisi, è deluso, sfiduciato, o “solamente”
malato? Prima vengo io, le mie necessità, la
mia “privacy”, e dopo, ma solo dopo, che ho
fatto quello che mi piace, posso pensare di fare
qualcosa per te.
Ovvio, non mancano tantissime persone di
buona volontà che pensano in modo contrario
e sempre vivono la carità e la disponibilità:
probabilmente mettono in pratica il loro dovere
di buoni cristiani.
Questa bellissima canzone di Battiato deve
essere invece il manifesto 2015 di ciascuno di
noi: bisogna crescere in noi stessi la voglia di
avere cura e prendersi cura, trovare il tempo
per “curarsi”, fermarsi, leggere, contemplare,
cercare” il bello “, avere la forza di dire qualche
no in più alle sciocchezze, di cercare di vedere
oltre la propria ombra e, come suggerisce
un mio caro amico monaco, di dilatare lo
sguardo.
Solo con occhi diversi, ma anche e soprattut-
to con cuore diverso, potremo avere più cura di
tutto quello che ci sfiora o ci tocca ogni giorno
che spesso facciamo finta di non vedere o di
schivare, scivolando verso quella bruttissima
parola che si chiama indifferenza.
Giovanni