Pagina 6 - Il Tassello

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Educarsi al pensiero di Cristo
Lui, Verbo di Dio
Scrittori liberi
A
veva quel modo di camminare, lento e non-
curante, come se sfiorasse il sentiero.
Lo sguardo sui piedi dentro i sandali
sgualciti, pareva ignorare la gente che gli si strin-
geva attorno.
Invece, all’improvviso, si fermava e i
suoi occhi incontravano altri occhi. Al-
lora si chinava a raccogliere un sasso
o uno stelo d’erba e iniziava a par-
lare; altre volte si sedeva in riva al
fiume e, accarezzando la sabbia,
si metteva a raccontare. Erano
storie, raccomandazioni, favo-
le, consigli, esortazioni..., ma
quanta tenerezza riservava ad
ogni singola parola, ad ogni
gesto!
Aveva a cuore l’uomo, la
sua origine, il suo viaggio, la
destinazione.
Accoglieva, entrava tra i di-
sagi e nel dolore, consolando e
sanando.
È stato con noi sino alla fine, lasciandoci la sua
umanità. Lui, verbo di Dio fatto carne, non solo
predica, ma per primo attua la vicinanza, la soli-
darietà, la gratuità.
Missionario tra le genti, sor-
prende i benpensanti, sconvolge le
gerarchie, spezza le barriere so-
ciali e identifica il fratello nello
straniero, nel lebbroso, nella
samaritana, nel nemico.
Lui dà testimonianza che
l’amore è la legge dell’esisten-
za e lo pone come fondamento
della comunità cristiana.
La condivisione dei senti-
menti di Cristo, della Sua sen-
sibilità, della Sua mentalità
tesa alla fraternità, ci educa al
Suo pensiero che, solo, dà spe-
ranza e fiducia all’uomo.
Marisa
loro sono stati
un linguaggio
incomprensi-
bile e quindi
sono ricorsi a
modalità cele-
brative “perso-
nalizzate” per
cercare un mi-
nimo di senso in
quello che stavano facendo.
Quindi look curatissimi jeans
e camicia nera, catene d’oro a vista o ro-
sari al collo, capelli perfetti ed occhiali scuri
anche in chiesa. Chi non è riuscito ad entrare in
chiesa è rimasto sul sagrato (dove comunque era
possibile ascoltare la celebrazione) – o anche più
lontano (dove però non si sentiva nulla) – in silen-
zio molti fumando ed usando il cellulare.
All’uscita dalla chiesa delle bare c’è stato un
lancio di palloncini colorati, numerosi applausi, il
lancio di due grandi scritte d’oro dei nomi dei ra-
gazzi formati con dei palloncini speciali e musica
dedicata. Non è giusto giudicare questi ragazzi per
questi loro comportamenti anche perché si sono
comportati in modo ineccepibile. Erano veramente
sconvolti per il dolore e si capiva che non riusciva-
no a dare un senso a questa emozione fortissima.
Resta il fatto che, per molti ragazzi, le parole tipi-
che della liturgia e, più in generale, della Chiesa e
di noi cristiani non hanno senso, non hanno una
risonanza nei loro pensieri e nel loro cuore. È un
dato di fatto che deve far riflettere, a mio avviso, le
comunità cristiane.
P.S. Nella classe 3FB abbiamo letto questo arti-
colo quando era ancora una bozza. Gli alunni han-
no suggerito alcuni cambiamenti e poi hanno spie-
gato che dal loro punto di vista il rito del funerale
cristiano è troppo triste e i palloncini, la musica
ecc… sono stati un modo per scacciare la tristez-
za perché “
ognuno ricorda i defunti a modo suo
”,
non in modo triste”, “è stato un modo per rivi-
talizzare il funerale”.
Sincere considerazioni che
danno l’idea di come il linguaggio della sacralità
sia ormai lontano dalla vita di molti giovani.
Andrea