Pagina 4 - Il Tassello

Versione HTML di base

4
Opere di misericordia corporali
Allora si fa eccessivo consumo di farmaci, si
ricorre con ossessiva frequenza ad esami clini-
ci. Timore e ansia fanno diradare le relazioni
attorno al malato. Si arriva a dichiarare che
accettare la sofferenza è immorale. Non si è ca-
paci di dare senso a questa esperienza
umana. Ma quale senso può ave-
re la sofferenza? Il cristiano
guarda realisticamente alla
malattia e alla morte come
a un male, anzi vede in
questa tragica realtà tutta
la violenza del maligno
che porta alla ribellione,
a volte alla disperazione,
ma non si limita a subirlo
fatalisticamente. Messo
alle strette dalla sofferen-
za il cristiano continua a
credere nella vita e nel suo
valore. Da una parte il cristia-
no mette in opera tutte le risorse
per eliminare la malattia, dall’altra
trova nella sofferenza un’ occasione di
crescere in umanità. Se non è possibile guarire,
non si limita a sopravvivere, affronta la situa-
zione con coraggio, dignità e serenità, mantiene
la speranza, il gusto dell’amicizia e delle cose
belle. Sperimentando nella malattia la propria
impotenza, l’uomo di fede riconosce di essere
bisognoso di salvezza, si affida totalmente a
Dio, unito a Cristo; lo sente vicino, abbraccian-
do la sua croce sa di abbracciare il Crocifisso.
“Ogni uomo nella sua sofferenza può diventare
partecipe della sofferenza redentiva di Cristo”
(G.P.II). La sofferenza quindi è una sfida a cre-
scere nella fede e nell’amore ed esige alcune
particolari attenzioni:
** I disabili devono essere accolti e inseriti
il più possibile nel vivo delle relazioni familia-
ri ed ecclesiali. Gli anziani vanno apprezzati
per la loro esperienza e aiutati a una adeguata
assistenza.
** Meritano grande considerazione le pro-
fessioni degli operatori sanitari, dei sacerdoti,
la generosa attività di volontariato accanto a
chi soffre.
** Il malato ha particolarmente bisogno di
sincera solidarietà che lo aiuti a superare la
tentazione di abbattersi, di chiudersi, di ri-
bellarsi a Dio.
Gesù aveva una particolare attenzione ai
malati:
“Andava predicando il van-
gelo del regno, curando ogni ma-
lattia e infermità”
(Mt 9, 35)
I discepoli devono avere la
stessa attenzione premuro-
sa come parte integrante
dell’evangelizzazione
:
“Gesù li inviò dopo aver-
li istruiti: predicate che
il regno dei cieli è vici-
no, guarite gli infermi
(Mt 10,5), animata da
questa carità la Chiesa si
unisce ai poveri e ai soffe-
renti e si prodiga volentieri
per loro. È una storia bellissi-
ma : strutture ospedaliere, ordi-
ni religiosi, associazioni caritative,
pastorale degli infermi, dedizione eroica
dei santi. Ricordiamo san Camillo de Lellis,
il Cottolengo, il medico santo G. Moscati. La
cura dei malati da parte della Chiesa culmi-
na con il rito speciale di natura sacramentale
che è l’unzione degli infermi
: “Chi è malato,
chiami a sè i presbiteri della Chiesa che pre-
ghino su di lui, dopo averlo unto con l’olio nel
nome del Signore. La preghiera fatta con fede
salverà il malato, il Signore lo rialzerà e se
ha commesso peccati gli saranno perdonati”
(Gc 5, 14)
Comprendiamo l’importanza dell’opera di
misericordia
“visitare i malati”.
Nell’andare a
trovare i malati non sono necessarie tante pa-
role, anzi, parlate il meno possibile, stringete
la mano, sorridete, soffrite insieme, pregate: è
un balsamo. Ve lo garantisce chi ne ha fatto
esperienza e ora la mette a frutto visitando
i malati. Vorrei poi dare ai parrocchiani un
suggerimento: fate sapere ai sacerdoti quando
c’è un malato in casa. A volte veniamo a sape-
re di un malato quando è morto.
Per mia esperienza vi posso dire che è una