Pagina 8 - Il Tassello

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Opere di misericordia corporali
si gira di scatto e fissa i propri occhi nei suoi.
Trascorre un breve istante che tra i due sa di
eternità, possibile solo in un viaggio in cui è in
gioco la vita.
«Extracomunitario, dici?, ripete abbozzando
un sorriso sincero, extracomunitario è una bel-
lissima parola. I comunitari sono quelli che vi-
vono tutti in una stessa comunità, come gli ita-
liani, e l’extracomunitario è colui che ne entra a
farne parte arrivando da lontano. Non appena
i comunitari lo vedono capiscono subito che ha
qualcosa che loro non hanno, qualcosa che non
hanno mai visto, un extra, cioè qualcosa in più.
Ecco, un extracomunitario è qualcuno che viene
da lontano a portare qualcosa in più».
«E questo qualcosa in più è una cosa
bella?».
«Certamente!», esclama Amadou
accalorato, «tu ed io, una volta
giunti in Italia, diventeremo extra-
comunitari. lo sono così così,
ma tu sei di sicuro una cosa
bella, bellissima».
L’uomo riprende a far correre lo
sguardo sulla superficie dell’acqua,
quando Ousmane lo informa che l’in-
terrogatorio non è ancora terminato:
«Cosa vuol dire immigrato?».
Lo zio stavolta sembra più preparato e ri-
sponde immediatamente: «Immigrato è una
parola ancora più bella di extracomunitario.
Devi sapere che quando noi extra comunitari
arriveremo in Italia e inizieremo a vivere lì, di-
venteremo degli immigrati».
«Anche io?».
«Sì, anche tu. Un bambino immigrato. E sic-
come sei anche un extracomunitario, cioè uno
che porta alla comunità qualcosa in più di bello,
tutti gli italiani con cui faremo amicizia ci di-
ranno grazie, cioè ci saranno grati. Da cui, im-
migrati. Chiaro?».
«Chiaro, zio. Prima extracomunitari e poi
immigrati».
«Bravo», approva Amadou e ritorna soddi-
sfatto ad ammirare il mare che abbraccia la
nave.
Ciò nonostante, non ha il tempo di lasciarsi
rapire nuovamente dai flutti che il bambino ri-
chiama ancora la sua attenzione: «Zio…».
«Sì?», fa l’uomo voltandosi per l’ennesima
volta.
«E cosa vuol dire clandestino?».
Questa volta Amadou compie un enorme
sforzo per sorridere, tuttavia riesce nell’impre-
sa: «Clandestino… Sai, questa è la parola più
importante. Noi extracomunitari, prima di di-
ventare immigrati, siamo dei clandestini. I co-
munitari, come quasi tutti gli italiani che incon-
trerai di passaggio, molto probabilmente ancora
non lo sanno che tu hai qualcosa in più di bello
e qualcuno di loro potrà al contrario insinuare
che sia qualcosa di brutto. Tu non devi crede-
re a queste persone, mai. Promettilo!». Il tono
dell’uomo diviene all’improvviso aggressivo,
malgrado Amadou non se ne accorga.
«Lo prometto!» si affretta a ri-
spondere il bambino, sebbene non
sia affatto spaventato.
«Per quante persone possano
negarlo, prosegue lo zio, tu
sei qualcosa in più di bello
e questo a prescindere se
tu diventi un immigrato
o meno, a prescindere da
quel che pensano gli altri. E
lo sai perché?».
«Perché?».
«Perché tu sei un clande-
stino. Tu sei il destino del tuo clan, cioè della
tua famiglia. Tu sei il futuro dei tuoi cari…».
L’uomo riprende ad osservare il mare.
Ousmane finalmente smette di fissare lo zio e
si volta anch’egli verso le onde.
Mi correggo, il suo sguardo le sovrasta e punta
oltre, all’orizzonte. «Sono il futuro dei miei…»,
pensa il bambino. Le parole si mescolano ad
orgoglio e commozione, gioia e fierezza. E chi
può essere così ingenuo da pensare di poterlo
fermare?
“Grazie a Lara, la mia collega dalle 1000 e
più risorse, che fa pervenire anche questi testi
e che la sottoscritta non ha tempo di leggere ai
suoi ragazzi. Spero che il nostro Tassello potrà
perdonare la mia omissione!”
Giulia