Pagina 2 - Il Tassello

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La misericordia per il nostro pianeta
dalla madre terra. Da qui a cascata nascono
tutti i principi ecologici di rispetto della ter-
ra, di cura del creato e di tutela dell’ambiente.
Peccato gravissimo - reo dell’inferno - sareb-
be disprezzare il creato in quanto porterebbe
all’autodistruzione del genere umano.
In questo rapporto esistenziale con la terra
l’uomo deve trovare se stesso e insieme il mi-
stero pulsante di Dio che nel creato mette la
sua impronta. Con il creato l’uomo condivide
la vita animale, la vita delle piante e di tutti
gli esseri del cosmo. Si tratta di quella vita che
partecipa al tutto vitale dell’esistenza. L’uomo
ha la vita che viene dalla terra dalla
Hadamà
.
Ferire il creato è ferire se stessi; disprezzare
il creato è disprezzare se stessi. E Dio, pur dif-
ferendo dal creato, sua geniale invenzione, in
esso ha messo la sua firma e la sua impronta
come quando un uomo mette la propria identi-
tà in una sua opera d’arte. In essa si rispecchia
e si rivela al punto tale che dentro vibra ancora
l’anima dell’artista.
Dio ci ha dato la terra e ha messo l’uomo a
custodirla e a renderla bella. Ma nulla è scon-
tato, e la battaglia per la cura del mondo è an-
cora aperta con esiti finali sono ancora incerti.
Certo è che i tempi della terra sono lunghi e per
essa i milioni di anni sono poca cosa rispetto al
computo che del tempo fa l’umanità.
Forse potremo anche offendere e deturpa-
re la terra aggredendola e sfigurandola ma è
sicuro che essa ha tutte le carte in regola per
sopravvivere alla storia dell’uomo depurandosi
delle scorie che eventualmente la nostra insi-
pienza ecologica potrebbe lasciarle in dote.
Chi sa che non possa accadere che, passata
la storia dell’uomo autodistruttasi e dopo un
lungo periodo di autopurificazione, la terra
stessa non generi ancora vita, guidata ancora
dalla mano buona di Dio per il quale mille anni
sono come il giorno di ieri che è passato.
D
ON
A
TTILIO
Dio in tutte le cose
N
ell’enciclica
Laudato si’
, papa Francesco
dice che c’è un mistero da contemplare
in tutte le cose, “in una foglia, in un sen-
tiero, nella rugiada, nel volto di un povero” (n.
233): l’esperienza di Dio nella nostra interiori-
tà non si può separare troppo dalle creature del
mondo. A conferma di que-
sto, il papa cita una strofa del
Cantico spirituale
di Giovanni
della Croce, frate carmelitano
spagnolo del ‘500, uno dei più
grandi mistici della Chiesa.
In questo passaggio poeti-
co, Giovanni scrive: “L’Amato
è le montagne, le valli solita-
rie e ricche d’ombra, le isole
remote, le acque rumorose,
il sibilo delle aure amorose; è
come notte calma molto vici-
na al sorger dell’aurora…”.
Al testo poetico, Giovanni fa
seguire un commento in pro-
sa, nel quale dice che questa strofa si riferisce
a quello che chiama “fidanzamento spirituale”,
cioè a una condizione in cui il credente si sente
profondamente unito a Dio, il quale lo riempie
di doni, di gioia e di consolazione, così come una
giovane ragazza, diremmo oggi, si presenta con
il
look
migliore e il suo volto
è abbellito con il
make up
più
accurato nel giorno del fidan-
zamento ufficiale con il ragaz-
zo che ama.
Proprio in riferimento alla
similitudine dell’incontro amo-
roso, Giovanni della Croce dice
che questa condizione spiri-
tuale del credente di fronte a
Dio si può esprimere in termi-
ni sintetici con “Dio è tutto”,
Dio è tutto ciò che è bene per
me, così come ripeteva nella
preghiera san Francesco d’As-
sisi: “Mio Dio e mio tutto”. Se