Pagina 7 - Il Tassello

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La misericordia per il nostro pianeta
Cambiare si può
Scrittori liberi
L
a primavera compare così, un po’ osta-
colata dalla pioggia che scende contro-
voglia, più per obbedire alle previsioni
del tempo che per convinzione.
Alle margherite per mettersi
in mostra basta il ciuffo d’erba
sopra una rotonda e i germogli
appesi ai rami del viale non te-
mono i gas di scarico né i clac-
son delle auto impazienti.
I primi cinguettii precedono
l’alba. Dapprima un monologo,
poi una discreta conversazione
in sordina, mentre il cielo si fa
meno scuro.
Noi umani siamo diversi. Per
uscire richiediamo tempo, prepa-
razione, certezze. Abbiamo pensieri, preoccu-
pazioni, programmi che ci occupano la mente.
Rimane poco spazio per osservare e dedica-
re attenzioni alla quotidianità. Manca il tempo
per ammirare la natura, per cogliere i profumi
della terra e dell’aria, per emozionarci ringra-
ziando Dio per la straordinaria opera che ha
affidato alle nostre cure.
Non sempre siamo custodi affidabili, nè lo
siamo stati in passato. Il pianeta lo dimostra
e soffre per lo sfruttamento ec-
cessivo o illecito delle risorse na-
turali, l’innalzamento delle tem-
perature, l’impoverimento degli
ecosistemi.
L’eccesso di negligenza e il
peso degli errori commessi contro
il creato ricadono maggiormente
sui più poveri della popolazione
mondiale e per questi dobbiamo
invocare la misericordia del Pa-
dre.
Lui, che ci ha posti nel mondo
per vivere in pace, infonda bon-
tà e correttezza in ogni piccolo gesto quotidia-
no, affinchè riusciamo a costruire un’esistenza
condivisa, nel rispetto verso tutto e tutti.
È solo insieme, uniti nell’amore, che si cam-
bia
Marisa
W
eek end passato a Torino con ami-
ci: al momento di riordinare dopo
il pranzo scopro che la raccolta dif-
ferenziata vale solo per la plastica ed il vetro,
comune ed umido vengono felicemente sposati
nello stesso sacco (nero).
La mia auto monta un motore volskwa-
gen. Sto aspettando la lettera che mi inviti alla
“revisione”obbligata dal dieselgate.
Esco a fare quattro passi nei boschi che cir-
condano il nostro quartiere, scoprendo mucchi
di macerie da ristrutturazioni domestiche, pez-
zi d’auto, sanitari rotti e così via.
Più di una volta la brezza della sera porta
con sé odori decisamente sgradevoli, che ri-
mandano a falò di materiale plastico, che nulla
hanno a che fare con gli inceneritori (legali)
presenti nel circondario.
Non c’è bisogno di indignarsi per i fatti di
cronaca della “terra dei fuochi”, delle discari-
che clandestine e via discorrendo, basta guar-
darsi attorno nel nostro piccolo per rendersi
conto di quanto molti nostri simili nutrano un
vero disprezzo per la terra su cui vivono, per
l’aria che respirano, per l’acqua che bevono. Il
problema è che quella stessa aria, quella stessa
acqua, quella stessa terra la condividiamo an-
che noi, assieme ai nostri figli. La cosa diviene
poi ancora più odiosa se questo disprezzo non
nasce solo da stupidità (poveracci, non sanno
Onora la madre
La cucina di Pippo