Pagina 11 - Il Tassello

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Il profumo degli nizi
Scrittori Liberi
La linea del tempo
S
evera e pallida, occupa uno spazio ristretto in fondo al capitolo, accanto ai riepiloghi tra
le pagine dei libri di storia. Il suo nome è linea del tempo, procede sempre da sinistra
verso destra: pare una freccia scoccata nella lontana preistoria, in perenne viaggio attra-
verso l’età antica, quella moderna e infine quella contemporanea. Destinata a restare senza ri-
poso sopra il proprio binario infinito. Alcune date importanti la spezzano in piccoli segmenti, a
volte ravvicinati, ma la linea va avanti nonostante quei rapidi singhiozzi forse di gioia, magari
di pianto o paura.
Fuori dai libri il tempo è un immenso tornante, un flutto irrequieto dentro la marea che
s’innalza con forza o si adagia docile sulla riva. La memoria del passato è di chi ha più anni;
mentre racconta tiene lo sguardo fermo su un punto lontano e la voce si smarrisce a tratti, as-
sieme ad un nome o un luogo che non ci sono più. Il tempo dei giovani è impazienza, scoperta,
possibilità: si racconta con gli occhi agili, pieni di fiducia e speranza.
Ieri, oggi, domani: attimi unici, irripetibili. In ognuno di essi una propria bellezza.
Ciascuno di essi, un dono.
Q
uesta volta questo articolo è scritto a più voci, che ringrazio, per averci regalato qual-
che profumo di allora!!
Che profumi ricordi degli anni in cui nasceva la Parrocchia?
È bastato fare questa domanda e in più di una persone, sui cinquant’anni e oltre, è sboccia-
ta una miriade di ricordi su quel periodo della loro vita.
In cinquant’anni di vita sono cambiate tante cose, ma alcune sensazioni e profumi sono ri-
masti fissi nella memoria. Come dimenticare le palle di neve e i garofanini bianchi nei giardini,
ce n’erano tanti allora...E anche quando fiorivano le robinie che ti stordivano dal profumo era
una meraviglia. Oggi quasi non si sente più neanche il profumo di bosco e sottobosco con le
viole viola, quelle gialle piccole e i fiorellini violetti con 5 petali. “Allora noi” mi raccontavano
“passavamo in mezzo al bosco per andare in Chiesa.” Anche il buon profumo del grano, quan-
do si sgranavano le pannocchie con un trabiccolo che c’era giù in cantina dalla nonna; biso-
gnava farlo girare a mano e i bambini facevano a gara per poterlo usare.
Il “profumo” del cemento bagnato delle case in costruzione, allora tutte aperte e perlustra-
bili, e intanto davanti a casa nostra, al di là del bosco sorgeva la Chiesa: assi, impalcature,
mattoni.. Si sentivano i rumori dei lavori fin qui da noi.
Intorno campi con distese di grano, fiordalisi e papaveri.. E chi non cercava i quadrifogli
dei campi? E se ne trovavamo davvero tanti. Il profumo del fieno tagliato scaldato al sole, la
terra arata, la pioggia, e la neve che potevi “mangiare”!!
Marisa
Scrittori Liberi
Il profumo di allora